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Uno dei maestri del neorazionalismo italiano ci consegna il suo pensiero in cinque itinerari che delineano un formidabile paesaggio di idee. Una «lezione» che svela teorie, progetti e orizzonti del grande architetto.
Non basta che un'architettura esista; essa deve raccontare cos'è la vita, quali memorie la arricchiscono, che speranze la accompagnano, il senso della comunità che accoglie.
Oggi l'architettura sta vivendo una stagione di grande instabilità. Sulla scia della globalizzazione, la pervasività della tecnologia e delle mode, le problematiche sociali ed economiche e il conseguente disorientamento dell'individuo ne hanno radicalmente trasformato gli assunti teorici e le applicazioni pratiche. Se un tempo l'architettura era un'unità compatta, con una finalità chiara e definita, ora si ha la sensazione che i suoi valori stiano attraversando una crisi profonda. Che l'armonia e la coesione del passato – fatte le opportune eccezioni – abbiano ceduto il passo a un caotico insieme di «saperi specifici» e isolati. Quali misure occorre adottare per «restituire all'architettura la sua natura di magica "scrittura terrestre", in questo periodo messa in ombra da intenzioni temporanee»? È possibile ridare smalto alla bellezza, ormai «dimenticata o volutamente accantonata»? In questo volume, Franco Purini si chiede come combattere la superficialità delle istanze contemporanee del costruire e come ridefinire un linguaggio che non sia «un insignificante esperanto». Riflettendo sui concetti di origine e inizio, vuoto e pieno, bene e male, natura e tecnologia, spazio e tempo, l'autore affronta alcune delle questioni centrali per riscoprire lo statuto primario dell'architettura: quello di «rappresentazione fisica della nostra esistenza in tutta la sua estensione e nel mistero che l'accompagna da quando esistono le comunità umane».
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Esiste in modo certo la necessità di dialogo tra l' architettura proposta in modo virtuale con i moderni supporti digitali e il progetto cartaceo per il costruito o la realizzazione. Senza dubbio agli albori c'era la radura per il stazionamento umano .
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