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Presentare ai lettori un'opera come il Dizionario storico dell'Inquisizione, diretto da Adriano Prosperi con la collaborazione di Vincenzo Lavenia e John Tedeschi, è un'impresa davvero ardua. Si tratta, infatti, di un corpo di più di 1700 pagine, diviso in tre volumi, a cui aggiungere un quarto volume di Apparati che comprendono altre 466 pagine. Un monumento, si sarebbe tentati di dire, di dimensioni vastissime, che non può essere guardato se non girandogli attorno secondo un lungo percorso: terminato il quale occorre ricominciare il cammino, per non correre il rischio di disperdere nella memoria non solo i particolari, ma anche un insieme che dobbiamo costruire e fissare nella nostra memoria.
Alla realizzazione del Dizionario hanno contribuito circa quattrocento studiosi di ogni parte del mondo. Il non piccolo onere finanziario per la stampa è stato assunto dalla Scuola Normale Superiore di Pisa, affidandone la non agevole esecuzione materiale alle proprie Edizioni. Il tutto si deve a un'idea iniziale di Adriano Prosperi, subito accettata da John Tedeschi e via via arricchita dall'apporto di altri membri del comitato scientifico (Michele Battini, Roberto López Vela, José Pedro Paiva e chi scrive queste pagine) che si sono impegnati a sollecitare la stesura delle migliaia di voci in base alle loro (e dei collaboratori) competenze tematiche, cronologiche e geografiche. Molti hanno poilavorato come "redattori", coordinati da Vincenzo Lavenia. Credo che sia doveroso ricordarli: Adelisa Malena, Matteo Al Kalak, Giuseppe Marcocci, Francesco Mores, Michele Olivari e Stefania Pastore. Rendere loro questo tributo di riconoscenza è il minimo che si debba fare.
Che cosa può aspettarsi un lettore, specialista e non, dalla lettura del Dizionario storico dell'Inquisizione? Riprendiamo alcune precisazioni della presentazione di Adriano Prosperi:"Si tratta di un'opera che intende fornire in forma di dizionario uno strumento di informazione ricco ed esauriente dedicato alla storia dei tribunali ecclesiastici dell'Inquisizione operanti su base di una delega papale, dalle origini all'abolizione (quando e se vi è stata). Questo significa che vi sono comprese tanto l'Inquisizione medievale (
) quanto le Inquisizioni spagnola e portoghese con le loro diramazioni in America, Africa e in India, quanto, infine il 'sant'Uffizio' papale, cioè il tribunale centrale creato a Roma nel 1542 e diretto dal papa, rimasto attivo in forme diverse fino ai nostri tempi". Il panorama è dunque vastissimo, impressionante, rendendo riduttiva qualsivoglia esemplificazione.
Tuttavia, affinché si possano avvicinare gli immensi spazi del Dizionario, prendiamo, casualmente, il primo volume e di tale volume la voce iniziale e quella finale. La prima voce è dedicata a Abad y La Sierra, Manuel, designato nell'aprile del 1793 inquisitore generale di Spagna e costretto alle dimissioni giù nell'agosto del 1794 per decisione regia, poiché si era impegnato a indagare sui funzionamenti dell'istituzione inquisitoriale, suscitando immediate reazioni negative tra le gerarchie ecclesiastiche e negli stessi ambienti inquisitoriali: venne infine denunciato come giansenista, prima confinato in un monastero e poi, fino alla morte, "in ritiro nel suo paese natale".
L'ultima voce del primo volume riguarda invece Durango, eretici di: la trattazione si riferisce a un movimento gioachimita sviluppatosi verso la metà del Quattrocento nei Paesi Baschi. Protagonisti sono un frate minore, Alonso de Mella, e numerose "terziarie francescane" di Durango. La predicazione di frate Alonso coinvolse altri suoi confratelli e, soprattutto, donne, che "lasciarono i loro mariti, e i bambini alle loro madri e ai loro padri, e se ne andarono con i detti frati e con molta compagnia di uomini che le accompagnavano per le montagne e per le grotte, dicendo 'alleluia e carità'". Seguì la repressione cruenta con l'accensione di numerosi roghi. Interessante è ancora notare come gli atti giudiziari contro gli eretici di Durangofossero deposti "dietro la statua di Pietro da Verona [san Pietro martire], nell'altare delle Anime della chiesa di Santa Maria, con la minaccia di scomunica a chiunque li toccasse". Curioso l'esito molto recente della vicenda documentaria: quella prescrizione "non sembrò spaventare le autorità di Durango degli inizi del secolo XIX, che li distrussero provocando una perdita irreparabile per lo studio di questo movimento".
Qualsiasi "dizionario" sollecita percorsi di lettura personali, che nel nostro caso sono suggeriti anche da rinvii interni rintracciabili, in chiusura di ogni voce, dalle parole che seguono l'espressione "Vedi anche".Così è possibile passare da una voce all'altra, talora individuando informazioni, interpretazioni e giudizi diversi sui medesimi personaggi, vicende e fenomeni, in dipendenza ovviamente dai vari autori. Limite o ricchezza? Direi ricchezza, poiché la diversità consente una conoscenza più articolata delle "cose"che interessano. Il Dizionario non ha una propria progettualità ideologica, bensì costituisce una sorta di grande contenitore, i cui contenuti dipendono dagli studiosi coinvolti nella redazione delle singole voci. L'elemento comune è soprattutto l'intenzione "scientifica", con connesso rigore analitico ed espositivo. Il risultato è con evidenza vario a seconda della personalità di coloro che hanno provveduto a stilare i diversi "lemmi". Tuttavia, proprio la pluralità e i raccordi che se ne possono ricavare consentono al lettore personali accertamenti critici.
Questo è in tanto importantein quanto ogni voce ha un suo rilievo storico e storiografico. Non penso solo alle voci che riguardano personaggi famosi (quali un Torquemada, o un Galileo, o un Giordano Bruno), ma alle voci, per dir così, più tecniche, che introducono nei funzionamenti del tribunale ecclesiastico o nelle ideologie della repressione inquisitoriale, ovvero della chiesa cattolico-romana: si pensi a Bioetica, Contraccezione, Fecondazione artificiale, Medicina o, su un altro piano, Abiura, Confessione giudiziaria, Correzione fraterna, Spontanea comparizione, Tempo di grazia. Tutto ciò risulta ancora più chiaro in riferimento all'età moderna, periodo che occupa uno spazio prevalente all'interno del Dizionario: nulla da stupire o da eccepire, poiché il cosiddetto "sant'Ufficio o sant'Uffizio dell'Inquisizione" ha una sua precisa e complessiva identità dopo il 1542, quando esso viene costituito in Roma da papa Paolo III, e una lunghissima durata, con le sue modificazioni sostanziali e formali. Ne conseguono la difficoltà, per larga parte superata, di elaborare un "lemmario" adeguato, se non esaustivo, e le inevitabili mancanze che taluno può rilevare.
In ogni caso il Dizionario storico dell'Inquisizione contiene in sé gli elementi per una critica. Basti rinviare alle 340 pagine della bibliografiaper rendersene conto. Si tratta di una "bibliografia di lavoro", poiché vengono riportati i "titoli" effettivamente citati, e usati, dagli autori delle singole voci. D'altronde, il curatore precisa giustamente: "Un dizionario storico non è la sistemazione ne varietur dello scibile, ma l'occasione per guardare al cammino percorso e trarne orientamenti e informazioni per procedere più speditamente e raggiungere livelli di conoscenza più ricchi e completi". Certo, il Dizionario non è un'opera definitiva (ma quale ricerca, storica e non, è definitiva?). Tuttavia, esso rappresenta una prova tangibile della capacità degli storici italiani di "aprirsi al mondo", di mettere mano e di portare a termine un'impresa davvero eccezionale, che rimarrà nel tempo a ricordare la feconda operosità di "chi fa ricerca a fini di conoscenza": nonostante tutto, aggiungerei.
Grado Giovanni Merlo
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