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Distribuito in Italia a undici anni dalla sua uscita, "Dogtooth" di Yorgos Lanthimos esplora in modo glaciale e corrosivo l’isolamento che un padre e una madre riservano ai loro tre figli, prigionieri di un microcosmo asfissiante creato al solo scopo di proteggerli dagli orrori del mondo di fuori. Prima che diventi una lacerante riflessione sull’assolutismo del potere, "Dogtooth" procede in modo sferzante e caustico, come un esperimento pedagogico basato sull’osservazione del comportamento umano. Lanthimos costruisce un incubo domestico in modo programmatico, azzerando il sentimento familiare, seguendo la tendenza a ripetere compulsivamente comportamenti, esperienze o situazioni e basando il potenziale eversivo dell’affresco paranoico sulla semplice coordinata dentro-fuori: all’interno delle mura domestiche vige l’ordine e la disciplina, fuori imperversa il regno del disordine e della corruzione. Del tutto privi di giudizio critico sono i tre figli, due femmine e un maschio, a causa del metodo (dis)educativo che reinventa per loro una nuova lingua, modifica i significati delle cose e annulla il concetto di empatia sociale. Più che di opera politicamente impegnata, si tratta di un film politicamente orientato in cui l’azione, trasformata in rituale, mette in moto un meccanismo di critica a qualsiasi sistema repressivo che la società abbia mai concepito, sfruttando un impianto narrativo scarno ed essenziale, imperniato su una semplicità disadorna e percorso dal raggelante sguardo del regista che inchioda i protagonisti sotto il vetrino dello scienziato.
Spinta dalle molte critiche positive ho voluto vedere questo film direi "particolare". La trama è davvero ben scritta per quanto sia a tratti "assurda". Molto bravi i tre giovani che interpretano i figli della coppia (tre ragazzi che con vari stratagemmi ed astuzie vengono tenuti lontani dal mondo reale dai genitori, che pensano così di difenderli dai pericoli del mondo, ma che di fatto li fanno vivere segregati e con regole ed insegnamenti bizzarri e a tratti amorali). E' un film complicato, ma lo consiglio!
Film inquietante, nel senso che ti lascia addosso una vera e propria inquietudine sulla pelle una volta finito. Il finale è piuttosto "aperto" e mi ha lasciato non pochi dubbi sulla sua interpretazione. La storia è senza dubbio differente, controversa, a tratti scioccante. Ogni tanto fa piacere vedere qualcosa di completamente diverso e nuovo, anche se forse avrei dato al finale una direzione diversa e magari più chiara; comunque lo consiglio assolutamente!
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