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Nel romanzo di Diego de Silva il tema classico dell’adulterio è trattato con originalità, in modo da ottenere una ricognizione psicologica ed etica non banale: attraverso la dettagliata ricostruzione dei micro-movimenti sentimentali dei personaggi si ottiene una vicenda basata sulle continue sfasature tra le intenzioni e gli atti, quelle sfasature che alla fine impediscono la realizzazione della promise du bonheur. Dal punto di vista strutturale sono le azioni assurde, che esplodono dopo una lunga trafila di fatti privi di rilevanza, a dare espressione all’inespresso. In assoluto il gesto più assurdo è quello quasi conclusivo di Dorina, l’amante misteriosa perché priva di una sua vita anteriore, che si dedica senza illusioni al rapporto con Livio, dubbioso e al fondo egoista: la lacerazione del libro da lui regalatole costituisce un chiaro equivalente simbolico della condizione di frattura cui i continui compromessi hanno ridotto la relazione. Livio, in effetti, si scopre alla fine bisognoso anche dell’amore della moglie Laura e della figlia Martina, e mostra, nel suo desiderio di non perdere nulla, una forza d’animo inferiore a quella di Dorina. Nell’organizzazione stilistica gioca un ruolo di grande importanza la "sottoconversazione": l’inserimento di frasi pensate dai protagonisti nel mezzo di parti narrate provoca alterazioni sintattico-linguistiche, e soprattutto fa percepire la storia, volutamente lineare, da angolature diverse. Inoltre, de Silva conclude spesso una lunga e minuziosa descrizione con un finale spiazzante, che magari introduce un commento o il pensiero stesso di un personaggio. In questi tratti si possono riconoscere varie ascendenze (ad esempio Piovene e Pontiggia) o affinità, in particolare con il Marías indagatore dei risvolti oscuri del rapporto d’amore. Alberto Casadei
scheda di Casdei, A. L'Indice del 1999, n. 11
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