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Donne che tirano con l'arco. Le inchieste del commissario Porcelli - Vito Briamonte - copertina
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Donne che tirano con l'arco. Le inchieste del commissario Porcelli
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Donne che tirano con l'arco. Le inchieste del commissario Porcelli - Vito Briamonte - copertina

Descrizione


In una notte buia e piovosa il corpo di una donna viene rinvenuto a terra dopo uno scontro a fuoco con due agenti di polizia. La notizia che la “Donna dell'arco” sia stata finalmente fermata dalle forze dell'ordine fa velocemente il giro dei telegiornali locali e nazionali. Ma chi è davvero la “Donna dell'arco”? E perché il commissario Mario Porcelli, subito avvertito dall'ispettore Montefusco, suo amico, decide di accorrere immediatamente sul posto, preoccupato che possa essere morta? Insomma chi è Miryam Cosimo? Quale rapporto c'è tra lei e il commissario? Quali eventi l'hanno condotta a trovarsi lì, distesa sul cemento, coperta con un telo d'alluminio, sotto la pioggia battente? Che cosa ha turbato la sua dolce vita familiare con il marito Carlo e la figlioletta Angela? Che cosa ha interrotto il grande sogno di conquistare la medaglia d'oro alle Olimpiadi? A ristabilire la verità, sulla storia della temuta criminale, saranno il commissario Porcelli, il suo fido ispettore Armando Montefusco e la neovice commissario di polizia, Simonetta Angrisani, che, di fronte alla tremenda e furiosa escalation vendicatrice della Cosimo, dovranno costantemente scegliere tra il dovere e la partecipazione.
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Dettagli

2017
8 maggio 2017
360 p., Brossura
9788867409983

Voce della critica

Chi vive al Sud Italia sa bene che molte volte ci vorrebbero degli eroi per sistemare le cose, ma è anche conscio del fatto che la terra che necessita di eroi è sventurata. È un po’ il senso di questo romanzo scritto da Vito Briamonte, originario di Sapri, e che conosce bene le dinamiche del Cilento, della Valle del Sele e del Golfo di Policastro, dove si affaccia anche la mia Tortora.

Zona sventurata questa lingua di terra che unisce Cilento e Calabria; terra dove il malaffare va a braccetto con la politica; dove i diritti dei cittadini, quando vengono rispettati, sono spacciati per privilegi; dove i soprusi vengono consumati sotto la luce del sole. Dirà qualcuno che tutto il mondo è paese, ma chi vive al Sud sa che deve lottare due volte.

E allora ecco la storia di Miryam, la donna con l’arco. Atleta olimpionica dalla vita perfetta e con una famiglia invidiabile, vittima però di un complotto che distrugge l’azienda del marito, Carlo. Un dolore immenso per lui, che lo porterà al suicidio. Inizia da qui la vendetta di Miryam, che se la prende con tutti gli autori di questi soprusi. Li uccide con una balestra; li ammazza dopo averli fatti confessare.

Dall’altra parte c’è il commissario Mario Porcelli, colui che dovrebbe catturare Miryam, ma che alla fine le strizza l’occhio, diventandone quasi un fan. È un veterano Porcelli, di cose sporche ne ha viste troppe durante la sua carriera; per lui, Miryam applica semplicemente il diritto alla legittima difesa.

Ma qual è il senso di questo libro?

Lo dicono bene tanto l’autore nella sua nota finale, quanto Nicola Vacca nella sua prefazione: non c’è la volontà di parlar male della propria terra, ma di raccontare ciò che si conosce. Tutto questo noir ha uno sfondo sociale. La crisi morale della nostra classe politica, la lentezza della giustizia, la comoda omertà, la burocrazia; sono tutte cose che conosciamo, che hanno reso l’Italia un’unica grande cloaca in cui la bellezza annega; ma qui al Sud si avverte un puzzo diverso: l’apatia.

Miryam non è quindi una eroina solitaria e inavvicinabile, ma un riscatto metafisico. È un libro particolare quello di Briamonte, perché racchiude la storia di un Sud che ancora non ha il coraggio di alzare la testa.

Recensione di Martino Ciano

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