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Il doppio itinerario della scrittura - Marina Zancan - copertina
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Descrizione


Tradizione e storiografia letteraria trasmettono i contenuti culturali in una neutralità di criteri di valore che assorbe e annulla la molteplicità delle prospettive: la letteratura italiana si propone - nel sistema dei rimandi testuali e nel discorso critico e storiografico che lo descrive - come storia del pensiero maschile. Eppure le donne, soggetti innominati della storia, da sempre rappresentano i propri immaginari, raccontano le proprie storie.
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Dettagli

1 gennaio 1996
9788806148485

Voce della critica


recensione di Sanvitale, F., L'Indice 1998, n. 8

Marina Zancan affronta di nuovo la scrittura al femminile con una novità d'impostazione, benché il suo percorso critico non abbia mai tralasciato di considerare il problema in un'ottica non ideologica. Nel saggio iniziale, intitolato "Questioni", mette a fuoco problemi che gravano ancora nella valutazione e sistematizzazione dei testi; ribadisce come il considerare le donne in funzione di soggetto preveda "la necessità di interrogare i testi, interrogando gli immaginari poetici che li hanno generati", e insiste su un caleidoscopico rimando a cultura e storia letteraria. L'autrice supera subito una possibile "impasse" (retaggio di altre stagioni), puntando alla complessità dell'emersione letteraria femminile oltre che alla lettura approfondita delle opere. In questa lettura fa confluire, con grande scioltezza, punti di vista che conducono a una visione diversa, vorrei dire allargata, delle personalità prese in esame (Caterina da Siena, Gaspara Stampa, Sibilla Aleramo), e del tema, non rimuovibile, di un'assenza femminile configurata come "interdetto", "rimozione della soggettività femminile dalla storia del genere umano e negazione della complessità del singolo individuo".
Nasce così, da quello che Zancan chiama "il grande archivio delle assenze", la ricostruzione dei "quadri storiografici": l'importanza storica della figura femminile, fin dalle origini simbolo intellettuale e poetico, fulcro, proiezione necessaria per l'immaginario maschile, che si modifica insieme alle modificazioni concettuali. A questo itinerario non corrisponde il riconoscimento concreto del femminile, anzi si configura un rifiuto che attraversa i secoli e quindi una clamorosa assenza. Ed ecco la lenta emersione di un mondo che non vuole essere valutato (e non va valutato) come alternativo, ma come portatore di una diversa complessità e di diverse radici. Si intreccia un doppio punto di vista e si evidenzia che le donne, mostrando di fatto proprie peculiarità ineludibili, accettano le regole coercitive dell'assenza, sottoposte alle modalità della Storia.
Il percorso, che comincia dalle origini e arriva ai giorni nostri, Marina Zancan l'ha chiamato "il sogno d'amore". L'autrice ferma l'attenzione critica su tre momenti: Rinascimento e Controriforma, il periodo tra Settecento e Ottocento e tra Otto e Novecento. Dati di rigore e passione animano le pagine, in particolare nei tre ritratti femminili, però nei "Quadri storiografici" è avvincente il percorso del "doppio itinerario" lungo il quale muta l'immagine della donna all'interno della letteratura: dalla donna-angelo della corte federiciana al simbolo di una nuova realtà e di una nuova scrittura in Dante, e in Petrarca metafora di un procedimento intellettuale. Ciò che risulta necessario e chiarificatore nel doppio studio è il confronto tra l'alta funzione simbolica femminile e la negazione all'esistenza soggettiva delle donne fino alla faticosa emersione del sé.
La testimonianza di questa presenza comincia dal corpus di scritture nella prima metà del Cinquecento, ma retrocedendo verso il secolo XIV il saggio su Caterina da Siena apre questioni importanti che si intrecciano intorno a un fatto già eccezionale: l'essere donna carismatica all'interno di un ordine monastico regolare. Infatti la prima immagine che Caterina offre di sé è volutamente riduttiva, un'umile copertura di ignoranza per essere accettata, nascosta "nelle vesti di una donna priva di cultura" e priva, lei dichiara, "de l'attitudine dello scrivere". Le lettere sono per lo più dettate, Caterina si eclissa dietro a un'attività di apostolato e politico-religiosa individuale e forte, tuttavia anonima. Solo più tardi, riconoscerà il potere interno alla scrittura e lo userà per il "Dialogo," testamento spirituale, segno del suo colloquio con Dio.
La riflessione critica segue le tre scrittrici attraverso un tracciato che permette un approccio multiplo: "Genesi e storia", "Struttura", "Tematiche e contenuti", "Modelli e fonti", "Valutazione critica e linguistico-stilistica". L'esemplare è al centro di diversi "scatti" di ricerca che mirano a chiarire le complessità interne al tempo vissuto, all'identità femminile, e all'importanza di ridefinire il valore della parola e della scrittura, l'infrazione alla norma sempre conseguente. Così è per il secondo ritratto: Gaspara Stampa, "cortesana", pronta a "dire", a individuarsi, eppure poetessa segreta dell'amore nonostante la progettazione postuma delle poesie. Qui siamo passati da un percorso mistico all'esaltazione della passione umana nella quale la donna si annienta ma giustifica, attraverso la poesia, il suo esserci. Nel terzo saggio, su "Una donna" di Sibilla Aleramo, l'autrice mette in risalto il valore eversivo, dirompente dell'affermazione dell'io, della libertà, e si apre il Novecento al femminile. Intorno a "Una donna" è già stato detto parecchio: qui è la griglia critica a stabilire la complessità della ricerca fin dalla tortuosa genesi autocensoria del manoscritto. L'essenza sarà da cercare nella "trasformazione di una storia autobiografica in una storia ideale ed esemplare".
Dunque il saggio di Marina Zancan, nel riproporre il problema critico della letteratura femminile, ne aggiorna culturalmente l'approccio e gli strumenti conoscitivi.

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