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«Il bello e il brutto, il letterale e il metaforico, il sano e il folle, il comico e il serio... perfino l’amore e l’odio, sono tutti temi che oggi la scienza evita. Ma tra pochi anni, quando la spaccatura fra i problemi della mente e i problemi della natura cesserà di essere un fattore determinante di ciò su cui è impossibile riflettere, essi diventeranno accessibili al pensiero formale. Oggi la maggior parte di questi temi sono inaccessibili e gli scienziati, anche gli antropologi e gli psichiatri, li evitano, e per ottime ragioni. I miei colleghi e io non siamo ancora in grado di indagare su temi tanto delicati. Siamo appesantiti da errori come quelli che ho menzionato e, come gli angeli, dobbiamo esitare a metter piede in queste regioni, ma non per sempre».
Non per sempre: con questo libro, che è in certo modo il suo testamento, Bateson volle appunto avventurarsi «con circospezione e cautela su quel terreno “dove gli angeli esitano a metter piede”». La figlia Mary Catherine, collaboratrice del padre e qui coautrice, ha indicato in breve attraverso quale processo Bateson sia giunto a questa sua indagine: «Gregory si era via via reso conto che l’unità della natura da lui asserita in Mente e natura era comprensibile forse solo attraverso il genere di metafore cui ci ha abituato la religione, e capì anzi di essere ormai prossimo a quella dimensione integrale dell’esperienza cui dava il nome di sacro. Era un terreno al quale si avvicinava con grande trepidazione, sia perché era cresciuto in un ambiente familiare rigorosamente ateo sia perché ravvisava nella religione un potenziale di manipolazione, oscurantismo e divisione. Spesso è la parola stessa religione a scatenare da sola i fraintendimenti. Il titolo del libro esprime quindi, tra l’altro, la sua esitazione davanti a interrogativi che egli sentiva essere nuovi, perché se da un lato derivano e dipendono dal suo lavoro precedente, dall’altro richiedono una saggezza diversa e un diverso coraggio».
Insofferente di ogni forma accademica, e anche di quella austera della comunicazione scientifica, Bateson sente qui chiaramente l’urgenza di raggiungere quello che egli chiamava «lo scheletro della verità». Perciò si abbandona a una forma che si avvicina a quella del monologo o della meditazione, qua e là interrotti da alcuni «metaloghi», messi insieme da Mary Catherine. Ancora una volta, Bateson ci dà la prova in questo libro che la sua missione non era quella di mettere a posto le cose, ma di scompaginarle, e di obbligarci a ripensarle. E, ancora una volta, troveremo qui illuminato il suo grande, ineludibile tema centrale: «pensare in modo sistematico al processo mentale come processo distinto dalle semplici sequenze fisiche o meccanicistiche, senza tuttavia dover pensare a due “sostanze” separate».
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
è un testo sempre attuale e non mi stanco ancora di rileggerlo. La ricerca psicologica, filosofica, epistemologica del "perchè penso come penso" non smette mai di affascinare. libro da non perdere
«Il bello e il brutto, il letterale e il metaforico, il sano e il folle, il comico e il serio... perfino l’amore e l’odio, sono tutti temi che oggi la scienza evita. Ma tra pochi anni, quando la spaccatura fra i problemi della mente e i problemi della natura cesserà di essere un fattore determinante di ciò su cui è impossibile riflettere, essi diventeranno accessibili al pensiero formale. Oggi la maggior parte di questi temi sono inaccessibili e gli scienziati, anche gli antropologi e gli psichiatri, li evitano, e per ottime ragioni. I miei colleghi e io non siamo ancora in grado di indagare su temi tanto delicati. Siamo appesantiti da errori come quelli che ho menzionato e, come gli angeli, dobbiamo esitare a metter piede in queste regioni, ma non per sempre». Non per sempre: con questo libro, che è in certo modo il suo testamento, Bateson volle appunto avventurarsi «con circospezione e cautela su quel terreno “dove gli angeli esitano a metter piede”». La figlia Mary Catherine, collaboratrice del padre e qui coautrice, ha indicato in breve attraverso quale processo Bateson sia giunto a questa sua indagine: «Gregory si era via via reso conto che l’unità della natura da lui asserita in Mente e natura era comprensibile forse solo attraverso il genere di metafore cui ci ha abituato la religione, e capì anzi di essere ormai prossimo a quella dimensione integrale dell’esperienza cui dava il nome di sacro. Era un terreno al quale si avvicinava con grande trepidazione, sia perché era cresciuto in un ambiente familiare rigorosamente ateo sia perché ravvisava nella religione un potenziale di manipolazione, oscurantismo e divisione. Spesso è la parola stessa religione a scatenare da sola i fraintendimenti. Il titolo del libro esprime quindi, tra l’altro, la sua esitazione davanti a interrogativi che egli sentiva essere nuovi, perché se da un lato derivano e dipendono dal suo lavoro precedente, dall’altro richiedono una saggezza diversa e un diverso coraggio».
Recensioni
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recensione di Salizzoni, R., L'Indice 1990, n. 3
Il volume raccoglie scritti frammentari di Gregory Bateson, risalenti agli ultimi anni della sua vita, integrati dalla figlia Mary Catherine con interi capitoli da lei stessa scritti o con precisazioni e interventi più limitati chiaramente segnalati. Il discorso di Gregory si può comunque ricostruire nella sua autonomia.
Il luogo di fronte al quale gli angeli esitano (il titolo è una citazione da Alexander Pope) è quello in cui Bateson ricerca il sacro, un luogo che si trova tra la materia inanimata e gli organismi viventi, tra "Pleroma " e "Creatura", secondo una distinzione ripresa da Jung. C'è processo mentale là dove c'è informazione, e l'informazione percorre, dal pensiero del filosofo alla genetica dei microorganismi, tutto il mondo della "Creatura". La materia inanimata non contiene informazione, ma è ricca di "regolarità" che come tali esistono e possono essere conosciute. "Ciò che è coincide con ciò che può essere conosciuto: tra epistemologia e ontologia non può esserci un confine netto". L'epistemologia cioè - che nelle sue forme più generali e in quelle più regionali costituisce la sola vera disciplina della conoscenza umana - non studia semplicemente il funzionamento della mente, come "mappa" con la materia come "territorio", esplora "l'interfaccia tra Pleroma e Creatura ". Su questo si incontrano la comunicazione di informazioni sui sistemi mentali più ampi - che possiamo anche chiamare Dio - e le forme di non-comunicazione della materia, che sono necessarie "se vogliamo conservare il sacro". È qui evidentemente che bisogna porre le domande tradizionali delle religioni, "che cosa è un sacramento?", "che cosa è un'eresia?", nella prospettiva auspicata di una "religione derivante dalla cibernetica".
Il vero problema filosofico affrontato da Bateson in questi scritti, come in tutte le sue opere mature, è quello del superamento di ogni forma di dualismo. Grazie alla cibernetica e alla nuova epistemologia Bateson ha l'impressione che oggi siamo giunti a buon punto. "Ci sono voluti 2500 anni il mondo risolvesse i problemi che Aristotele aveva proposto e che Cartesio aveva complicato", i problemi cioè del rapporto tra mente e corpo, spirito e materia, lasciati aperti da Aristotele e risolti da Cartesio in un netto dualismo. L'antropologo - perché tale si è professato Bateson sino alla fine - riconosce di aver iniziato la propria carriera con un libro impostato nello spirito del più sfrenato dualismo cartesiano, con "Naven*, che in effetti solo nell'"Epilogo" del 1958 recupera i termini del problema ad una impostazione vagamente aristotelica.
Da allora l'ipotesi di un fondamentale monismo filosofico ha guidato la ricerca di Bateson, e segna l'approdo ai temi del sacro senza che questo significhi l'approdo ad una teoria del sacro. "Io non credo negli spiriti, negli dei, nei deva, nelle fate, nei folletti, nelle ninfe, negli spiriti dei boschi, nei fantasmi, nei 'Poltergeister' o in Babbo Natale. (Ma scoprire che Babbo Natale non esiste è forse l'inizio della religione) ". E Bateson con la religione si ferma precisamente all'inizio, scoprendo che molti, anzi tutti i Babbo Natale del "materialismo quantitativo" da una parte, e del "soprannaturalismo romantico" dall'altra proprio non esistono. La rotta verso il sacro viene suggerita da una mappa degli errori, da evitare, del materialismo e del soprannaturalismo. Per il resto anche Gregory, come gli angeli del titolo, ha molto esitato.
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