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Recensioni Dove i clown vanno quando sono tristi

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Dove i Clown Vanno Quando Sono Tristi intende fotografare e raccontare diversi temi dell’epoca post-moderna, come l’effimerità di certe relazioni, un senso di alienazione in un tempo di guerre e missili, battaglie perse, nevicate interne ed esterne. Ma è soprattutto un invito a guardare oltre la facciata delle cose, abbattere le distanze, rovistare tra i segreti perché, come suggerisce un verso al suo interno, “Ogni vento inizia con un soffio”. Il libro sostiene che esiste un luogo che accoglie i superstiti; una coordinata geografica dove anche i clown possono permettersi di essere tristi, sconfiggendo le convenzioni che li vorrebbero sempre allegri. È stato scritto tra Dublino, Londra e Brighton, ed è composto da 3 parti precedute da un prologo e seguite da un epilogo. A livello stilistico, tra le maggiori influenze brillano la poesia di Frank O’Hara e di altri esponenti della New York School, la poetica di Boris Ryzij e la scrittura teatrale di Sarah Kane. S'interroga specificatamente che cosa significhi stare al mondo al giorno d’oggi, il senso ultimo delle cose, il salto di un tuffatore dalla parte sbagliata. Parla di perdite metaforiche o reali.)
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