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Droghe tribali - Giorgio Samorini - copertina
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Droghe tribali

Descrizione


Cibi divini, alimenti per l'anima o strumenti visionari per il contatto col mondo sovrannaturale? Queste sono alcune delle principali ragioni per le quali le popolazioni tribali assumono droghe, attraverso l'ingestione di centinaia di formiche rigorosamente vive, lo scorticamento di parti di pelle per assorbirne gli effetti attraverso la ferita, la golosa ricerca di putrefazioni cadaveriche umane o ristillazione negli occhi di corrosivo succo di millepiedi. Nonostante l'apparente irrazionalità, c'è tanto significato, umanità ed emozione in questi comportamenti estremi. Nella cultura occidentale si continua a vedere le droghe come una forma di fuga dalla realtà. Nel mondo tradizionale, ma anche in alcuni ambiti del mondo moderno occidentale, il suo uso invece è ampiamente dettato da motivazioni differenti, spesse volte con l'opposto intento di "vedere meglio la realtà": come negli scopi spirituali-religiosi, sciamanico-terapeutici, magico-divinatori, iniziatico-pedagogici, come correttivi del carattere, per scopi giudiziari, o come viatici pre-morte.
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Dettagli

2012
14 novembre 2012
112 p., ill. , Brossura
9788897109266

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Sara Gaviano
Recensioni: 4/5

Un viaggio affascinante attraverso le tradizioni di vari luoghi e varie epoche e l'uso di erbe psicoattive e non solo...consigliatissimo!

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Anders McVeigh
Recensioni: 5/5

Un viaggio ai limiti dell'immaginabile fra cannibali, colliri allucinogeni e "droghe del corpo umano". Opera ben scritta e di grande valore, sconsigliata ai proibizionisti.

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Maurizio Crispi
Recensioni: 4/5

I volumi di Giorgio Samorini sono il frutto d'una costante ed instancabile ricerca nel mondo complesso ed articolato delle sostanze psicoattive che producono stati alterati di coscienza. In questo senso, egli merita la definizione di "psiconauta": le sue incursioni hanno il pregio di mostrare come, nella storia dell'Umanità, vi sia stata - specie nei primordi (ma ancora presso alcune società tradizionali) - una costante ricerca di sostanze provenienti dal mondo animale e vegetale che potessero indurre stati alterati di coscienza, conducendo ad un possibile "altrove" dal quale ricavare visioni estatiche, oppure ottenere forza ed energia, oppure ancora migliorare le proprie percezioni, o ancora parlare con i defunti. Tale ricerca è stata da sempre accompagnata dalla definizione dei modi - alcuni dei quali ritualmente complessi - per ottenere gli effetti desiderati a partire da parti grezze di organismi vegetali ed animali. Ed è sorprendente constatare come tante delle sostanze che oggi utilizziamo come semplicemente voluttuarie (come ad esempio il tabacco o l'alcool) fossero in origine collegate con un uso rituale enteogeno. "Droghe tribali", che nasce come una raccolta di articoli pubblicati negli anni passati su riviste specializzate (alcuni di essi sotto pseudonimo), propone appunto una carrellata su molti di questi aspetti. La cosa sorprendente è vedere come nelle società tradizionali tutte le fonti possibili di sostanze inebrianti fossero prese in considerazione, così come anche venissero sperimentate tutte le possibili vie di assunzione, ma sempre - badiamo bene - all'interno d'un contesto fortemente ritualizzato. In ciascun capitolo (compreso quello che prende in considerazione sia il cannibalismo, sia l'antropologia rituale come strumenti per raggiungere stati alterati di coscienza) sono numerosissimi gli esempi tratti da un'attenzione trasversale che si estende sia a civiltà e a culture oggi estinte, sia ad alcune società tradizionali ancora operanti.

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