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Il romanzo della californiana T Cooper rappresenta un peculiare caso di incrocio fra narrazione e autobiografia, di mescolamento fra memoria storica, finzione e artificio narrativo, a partire dall'ambiguo nome dell'autrice, che trova un suo svelamento nelle ultime pagine del libro. A colpire è soprattutto il carattere variegato del testo, che, dopo una corposa prima parte in terza persona, sfocia in un finale di narrazione in prima persona, in cui l'autrice stessa si trasforma in personaggio, incarnando il punto di contatto fra la vicenda fino a quel punto narrata e l'epoca contemporanea. La maggior parte della narrazione è infatti occupata dalla ricostruzione della storia della famiglia Lipshitz, a partire dal momento in cui i personaggi di Esther e Hersh, insieme ai quattro figli, fuggono dalla Russia verso l'America. All'arrivo a Ellis Island si verifica l'evento che segnerà il filo portante del romanzo, ovvero la scomparsa di uno dei bambini, Reuven, che rappresenterà un vuoto, una assenza di senso, una ricerca inesausta, con cui da allora la famiglia dovrà, con sentimenti contrastanti, sempre confrontarsi. Il trauma per la perdita subita culminerà, anni più tardi, quando la famiglia sarà ormai stabilita in Texas, nella folle convinzione di Esther di riconoscere il figlio nella figura di Charles Lindberg, evolvendo fatalmente in un'angosciante ossessione. Proprio la perdita di proporzione e del senso della realtà da parte di Esther traghetta la vicenda in epoca contemporanea, spostando la narrazione nell'interiorità del personaggio di T Cooper, giovane dj newyorkese, discendente della famiglia Lipshitz, anche lui ossessionato da una celebrità dei suoi tempi. Lo stacco nella forma e nei contenuti fra la prima e la seconda parte può risultare disorientante per il lettore e a tratti anche fastidioso, per il brusco passaggio da una narrazione fluida, che mescola sapientemente eventi reali, personaggi storici (credibilmente ricostruiti), vicende e sentimenti individuali, a una voce narrante frammentata, spasmodica e dal linguaggio gergale. Tuttavia, anche questa scelta narrativa sembra trovare una sua ragione d'essere all'interno dell'originale costruzione romanzesca di T Cooper, avendo il pregio, ad esempio con l'espediente della coincidenza finale tra autore e voce narrante intradiegetica, di aprire il romanzo a ulteriori chiavi di lettura.
Teresa Prudente
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