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Due lettere da Westerbork - Etty Hillesum - copertina
Due lettere da Westerbork - Etty Hillesum - 2
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Due lettere da Westerbork

Descrizione


Un treno merci partiva quasi ogni martedì dal "campo di transito" di Westerbork, in Olanda, portando il suo carico di esseri umani verso la Polonia, verso Auschwitz. Più di centomila furono i deportati alla fine della guerra, cinquemila i superstiti. Da Westerbork passarono anche Anna Frank e Edith Stein, e a Westerbork visse i suoi ultimi giorni la giovane scrittrice Etty Hillesum, osservando, scrivendo, aiutando i suoi simili e continuando a vivere fino all'ultimo, fino a quando anche lei dovette salire sul treno. In queste due lettere, scritte nel dicembre 1942 e nell'agosto 1943, Etty racconta il luogo dell'umiliazione e l'attesa della morte, guarda le persone famiglie, anziani, bambini -, parla con loro, mostra i preparativi per la partenza nella notte, la dignità, la paura, descrive i volti dei soldati. L'autrice, che per il suo ruolo nella comunità avrebbe avuto la possibilità di salvarsi, adempie al suo dovere di testimone come chi sembra aver superato speranza e disperazione, ma vive e scrive in perfetta armonia e sa cosa deve fare: aiutare gli altri. "Aiutare Dio". Le due lettere, tramite un'amica di Etty, vennero pubblicate clandestinamente dalla resistenza olandese nell'autunno del 1943. Per proteggere le persone coinvolte ed evitare sequestri, l'editore David Koning le aveva fatte precedere dalla biografia fittizia di un pittore di nome Van Der Pluym e aveva poi aggiunto alla fine una lettera falsa...
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Informazioni dal venditore

Venditore:

Dettagli

2014
15 gennaio 2014
96 p., Brossura
9788868261245

Valutazioni e recensioni

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Antonio
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Sono le ultime lettere, ultima testimonianza, che l'autrice scriverà dal campo di passaggio per detenuti di Westerbork prima di essere trasferita ad Auschwitz dove troverà la morte. Pur avendo la possibilità di salvarsi vorrà condividere fino alla fine il destino del suo popolo. Una grande testimonianza.

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Gianmaria
Recensioni: 5/5

Avevo già letto un libro su Etty Hillesum, ma non ancora direttamente i suoi scritti. E questo piccolo libro che raccoglie due delle lettere scritte dal campo di smistamento di Westerbork mi ha stupito e conquistato per la capacità della scrittrice di raccontare con un linguaggio coinvolgente fatti spesso di notevole crudeltà. Ed è anche lo spaccato di eventi poco noti alla maggior parte di noi, perché tanto si è scritto sulle persecuzioni naziste e i campi di concentramento, ma poco su questi di smistamento e sul ruolo che nell'organizzazione di tali campi avevano gli ebrei stessi.

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Voce della critica

Nel centenario della nascita di Etty Hillesum, l'editore Castelvecchi le rende un omaggio molto particolare: una nuova traduzione delle uniche due lettere, fra le molte che scrisse dal campo di transito di Westebork, pubblicate clandestinamente dalla Resistenza olandese quando lei era ancora in vita. Conosciuta universalmente per il suo Diario, scritto ad Amsterdam fra il 1941 e il 1943, nelle due lettere pubblicate sotto falso nome, con un stile giornalistico ed empatico, Etty descrive la vita "sbandata" di Westerbork, da dove, una volta a settimana, per due anni, partiranno treni merci carichi di ebrei diretti ad Auschwitz e ad altri campi della morte. Lo sguardo della cronista che vuole comprendere la realtà concentrazionaria, che intuisce la tragedia della Shoah, senza poterne definire i reali contorni, si scontra con i sentimenti di impotenza e insensatezza di fronte alla sofferenza inutile e barbara inflitta ai bambini spauriti, agli anziani che cercano ancora le loro medicine, ai paralitici e ai malati terminali.Etty sceglie in piena coscienza di rimanere a Westerbork, partirà per Auschwitz il 7 settembre 1943 dove morirà il 30 novembre. La trattengono al campo, da dove avrebbe qualche speranza di sfuggire, la razionale volontà di testimoniare e una sconfinata pietas che la conduce, fino all'ultimo, ad ascoltare ogni lamento, a vestire i più piccini per il loro ultimo viaggio, a prestare il proprio braccio agli anziani e la propria spalla ai più disperati. Nelle angosciate parole di Etty emerge un quadro desolante, in cui si alternano l'assurdo quanto comprensibile attaccamento ai privilegi e alle abitudine portate dal mondo di fuori all'angoscia lacerante per un destino segnato e inconcepibile. Come scrive Marcella Filippa nella sua prefazione, Etty fu una "donna ambivalente, confusa, complicata, incerta, che costantemente si interroga, (…) ma sa trovare di volta in volta la cura nei passaggi della sua breve esistenza". Una cura disperata, che le permetterà di portare un poco di luce nel luogo dell'estrema sofferenza. Donatella Sasso  

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Conosci l'autore

Etty Hillesum

1914, Middelburg

Etty Hillesum è stata una scrittrice olandese ebrea vittima dell'Olocausto. Il padre insegnava lingue classiche; la madre, russa, arrivò ad Amsterdam in seguito a un pogrom. La coppia si sposò nel 1912 ed ebbe, oltre a Etty, due figli maschi: Michael e Jacob. La famiglia seguì gli spostamenti del padre. Etty si laureò in giurisprudenza all'Università di Amsterdam, l'ultima città dove avrebbe abitato. Si iscrisse anche alla facoltà di Lingue Slave e all'inizio della guerra si interessò alla psicologia junghiana. I suoi studi furono interrotti a causa dalla guerra.Intelligenza precoce e brillante. Nel 1942, lavorando come dattilografa presso una sezione del Consiglio Ebraico, le si offrì anche l'opportunità di salvarsi...

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