(Resina, Napoli, 1887 - Roma 1941) filosofo e critico italiano. Diffidente verso ogni forma di filosofia accademica, antifascista e antigentiliano, si astenne dall’insegnamento universitario e preferì dedicarsi alla saggistica e al giornalismo. La sua visione filosofica è fondamentalmente pessimistica: T. sostiene che la nostra conoscenza è sempre relativa e non permette di fondare una morale universalmente valida. È possibile soltanto prospettare una tipologia di stili di vita eterogenei, fondamentalmente riducibili a quattro: l’eroe, l’asceta, il santo e il saggio. Come critico letterario, T. fu autore di notevoli saggi sulla letteratura europea contemporanea; le sue cronache di teatro lo rivelano attento alle forme più nuove della drammaturgia italiana, dai «grotteschi» al futurismo. Ma soprattutto T. fu tra i primi a far conoscere l’opera di Pirandello, che interpretò alla luce della celebre formula della dialettica «vita-forma». Tra i suoi scritti si ricordano quelli di interesse letterario e teatrale: Voci del tempo (1921), Studi sul teatro contemporaneo (1923), La scena e la vita (1925), La poesia dialettale napoletana 1830-1930 (1930), Estetica (1931).