Alfredo Oriani è stato uno scrittore italiano. Nato da una famiglia di aristocratici di campagna, si laureò in giurisprudenza e condusse un’esistenza assai ritirata. Esordì con le Memorie inutili (1875), autobiografia a tinte byroniane; nel giro di un quinquennio, pubblicò Al di là (1877), storia di una relazione amorosa tra due donne, il volume di racconti Gramigna (1879), il romanzo a tesi No (1881), le quattro novelle di Quartetto (1883): opere che gli valsero la fama di scrittore osceno. Intanto la tumultuosa ricerca di O. si spostava dalla narrativa al pamphlet e al saggio storico-politico: con Matrimonio (1886) prendeva posizione contro La questione del divorzio (1880) di A. Dumas figlio e contro il disegno di legge sul divorzio presentato da G. Zanardelli; quindi ricapitolava le vicende passate e prossime della nazione nei saggi Fino a Dogali (1889) e La lotta politica in Italia (1892), quest’ultimo un’interpretazione hegeliana della storia della penisola come fatale convergenza verso l’unificazione dello stato. Tornò alla letteratura con Il nemico (1894), ambientato nella Russia zarista e nichilista, cui seguirono le tre prove più forti di O. narratore: Gelosia (1894), lucida rappresentazione di un ambiente provinciale e borghese; La disfatta (1896), sottile e simbolica vicenda familiare che mette a nudo l’impotenza della «virtù» di fronte alla spietatezza delle leggi della natura; infine Vortice (1899), racconto delle ultime ore di un suicida.Nel 1908 usciva La rivolta ideale, imponente opera storico-politico-filosofica in cui O., influenzato ormai più da Nietzsche che da Hegel, auspica con accenti profetici l’avvento di un uomo che riporti i destini d’Italia all’altezza cui li elegge la necessità storica. Saranno queste proposizioni di esaltato nazionalismo ad autorizzare la promozione di O. a precursore del fascismo, attuata dopo la sua morte e suggellata dall’edizione dell’Opera omnia (1923-33) a cura di B. Mussolini.