Scrittore francese.
Nacque vicino a Chinon, in Turenna, da un'agiata famiglia della borghesia.
Si hanno scarse notizie della sua infanzia e della sua giovinezza. Forse studiò presso l'abbazia di Seuilly; poi divenne frate francescano nel convento di Puy Saint-Martin a Fontenay-le-Comte (1521).
A quell'epoca era già noto come dotto umanista; in corrispondenza con eruditi e umanisti, tra cui il celebre filologo G. Budé, aveva approfondito lo studio del latino e del greco, traducendo tra l'altro il secondo libro delle Storie di Erodoto.
Sospettato di tendenze eretiche, subì la confisca dei libri da parte dei frati francescani, su ordine della Sorbona. Riuscì a salvarsi grazie alla protezione del vescovo Geoffroy d'Estissac, di cui divenne segretario e che lo aiutò a passare nell'ordine benedettino. Al seguito del vescovo, viaggiò in varie province della Francia. Sembra che in quegli anni abbia frequentato le università di Bordeaux, Tolosa, Orléans, Parigi. Certo seguì i corsi di diritto all'università di Poitiers (1527) e di medicina a Montpellier (1530), dove ottenne in breve tempo il titolo di dottore.
Acquistò una solida reputazione di medico filologo, anche per le lezioni in cui leggeva e commentava i testi di Ippocrate e Galeno in lingua originale. Nel 1532 cominciò a esercitare la professione di medico all'Hôtel-Dieu di Lione, centro del Rinascimento francese, dove venne a contatto con un ambiente intellettuale in sintonia con la sua formazione.
Nel 1532 pubblicò un'edizione degli Aforismi di Ippocrate, quindi, con lo pseudonimo di Alcofribas Nasier, il primo volume del suo capolavoro, Gli orribili e spaventevoli fatti e prodezze del molto rinomato Pantagruel, re dei Dipsodi, figlio del gran gigante Gargantua (Les horribles et espouvantables faictz et prouesses du très renommé Pantagruel, roy des Dipsodes, fils du grani géant Gargantua).
Nel 1534 apparve il secondo volume. La vita inestimabile del grande Gargantua, padre di Pantagruel (La vie inestimable du grand Gargantua, pére de Pantagruel).
In quell'anno, e nel seguente, R. si recò a Roma al seguito del vescovo Jean du Bellay.
Dal 1540 al 1543 fu a Torino al seguito del fratello del vescovo, governatore del Piemonte. Dopo la reazione delle autorità ecclesiastiche, R. attenuò le punte satiriche contro il clero nel Terzo libro dei fatti e detti eroici del buon Pantagruel (Tiers livre des faictz et dictz héroi-ques du bon Pantagruel, 1546).
Ciò nonostante, l'opera venne condannata dalla Sorbona, e l'autore fu costretto a rifugiarsi a Metz.
Nel 1548 pubblicò un'edizione parziale del Quarto Libro dei finti e detti eroici de! buon Pantagruel (Quart livre des faictz et dictz héroïques du bon Pantagruel), caratterizzato da una satira implacabile verso cattolici e protestanti.
Dopo la condanna del Parlamento (il tribunale civile), condusse un'esistenza appartata, protetto dall'influenza di du Bellay.
Nel 1552 pubblicò l'edizione completa del Quarto Libro. Postumo apparve un Quinto Libro (Cinquième livre, 1564), la cui autenticità è molto controversa.
Oltre al capolavoro, cui lavorò per tutta la vita, R. lasciò alcune opere minori: una profezia burlesca, la Pantagrueline Prognostìcation; la Sciomachia. una relazione scritta in occasione dei festeggiamenti per la nascita di un figlio del re Enrico II.
© 1997 Istituto Geografico de Agostini