Norman Manea è uno scrittore rumeno. Di origine ebraica, dal 1941 al 1945 è stato internato in un campo di concentramento; ha poi conosciuto l’oppressione stalinista e la successiva dittatura di Ceausescu; nel 1986, costretto all’esilio, si è rifugiato in Germania e infine negli Stati Uniti. La vita quotidiana sotto un regime totalitario è al centro di tutta la sua narrativa, che comprende racconti (Un paradiso forzato, 1994; Ottobre ore otto, 1998), romanzi (Atrium, 1974; Il libro del figlio, 1986) e l’autobiografia Il ritorno dell’Huligano (2003, ripubblicato nel 2012 dal suo editore italiano di riferimento il Saggiatore), nella quale risalta l’estraneità come condizione permanente. Intellettuale di spicco, ha scritto anche numerosi saggi di denuncia sui medesimi temi: Gli anni di apprendistato del povero Augusto (1979), Di contorno (1984), Clown. Il dittatore e l’artista (1992), sul ruolo dell’intellettuale sotto Ceausescu, La quinta impossibilità. Letteratura ed esilio (2005) in cui, affrontando il suo rapporto con la scrittura e la letteratura, definisce il proprio status di esule.
Nel 2023 esce sempre il Il Saggiatore L'ombra in esilio.
Premio Internazionale Nonino 2002, dal 2012 è membro della Royal Society of Literature.
Nella motivazione del Nonino si legge: "è un autore che deve essere conosciuto perché, nella condizione più umiliante che una civiltà può offrire ad un individuo, quella di esule, ha saputo descrivere nei suoi romanzi e nei suoi saggi, con magistrale potenza, la grottesca spettralità del totalitarismo trasformandola in una metafora dolorosa, tragicomica e struggente della condizione umana".