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Anno edizione: 2015
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"Gli ingenui ritengono che la propria biografia consista in un racconto di sé o peggio in un tirar fuori i propri sentimenti, come se il meglio di noi, nostro io più alto, consistesse in un raffinamento interiore. Questa pessima mistica trascura che sono gli eventi, quanto è esterno al corpo e alle anime, la vera materia nella quale l'io di chiunque viene tessuto. E perciò i più autentici e migliori libri autobiografici sono, per un solo apparente paradosso, dei libri di biografie altrui". Questa che parrebbe una vera e propria dichiarazione di principio, Geminello Alvi la confina nell'ultima delle vite raccontate in questo interessante volume adelphiano. Quindi, se dovessimo basarci su tale affermazione, ecco che le 42 biografie proposte dall'illustre economista diventerebbero in qualche modo autoritratti, magari parziali, magari informali, ma pur sempre riflettenti qualcosa di chi li ha tracciati. E in effetti, Alvi non riesce a celare la sua simpatia per i personaggi di cui racconta l'esistenza: tipi strani, estrosi, "eccentrici" appunto, cioè lontani non tanto dal centro (sono quasi tutti famosi), quanto da ogni aurea mediocritas, da qualsiasi livellante conformismo. L'elenco dei protagonisti compreso nell'indice ad apertura del libro non segue nessun ordine, né alfabetico né cronologico, spaziando in luoghi ed epoche diverse. Ad ogni nome, l'autore affibia una definizione, talvolta puramente denotativa (George Trakl, poeta), altre volte fuorviante o ironica: Keaton, imperturbabile; Andersen, ispirato; Salgari, orientale; von Stroheim, bugiardo; Legrand, lussurioso; Bordiga, settario; Artusi, benefattore... Cosa racconta, Geminello Alvi, di questi signori? Fatti. Azioni. Peripezie. Viaggi. Fortune o disgrazie economiche. Matrimoni. Lutti. E attraverso gli episodi salienti che hanno segnato le loro vite, ricostruisce e ci restituisce pregi e difetti, inclinazioni caratteriali, propensioni culturali e politiche. Un'insolita galleria di tipi umani.
Ho amato moltissimo "Uomini del Novecento", che continuo a rileggere, a consultare a mò di dizionario biografico parallelo e molto più istruttivo di tante altre opere su uomini illustri o meno. Con totale fiducia ho acquistato questo testo, con rinnovato interesse e curiosità. Mi ha un po' deluso. Questioni di stile: mentre Uomini è. così almeno l'ho percepito e introiettato io, essenziale, icastico, iconoclasta, tanto questo libro mi è apparso involuto su sè stesso, contorto, con personaggi talvolta mal definiti e delineati, alla leggerezza ironica si è sostituita una scrittura greve, pesante, che vuole essere densa ma è solo ripetitiva, stanca. Ecco, stanchezza, in definitiva, nell'eccesso, s'intende. Rimane un discreto libro, da una sera, non di più. Si tratta, è chiaro, di una valutazione estremamente soggettiva, come quasi tutto, del resto.
La verità è una soltanto:gli eccentrici non bastano mai! Ce ne vorrebbero a ondate per contrastare l'immonda linea scontata che abbranca l'ovvietà della vita,le noiose sbuffanti narici del tempo,l'architettura desolante e squallida messa su dal potere.E la risposta a tutto questo non è unicamente ferma sulle dita del bene,ma spesso anche sulle altre.Su stravaganti curiosità che aprono a spifferi tragici,su egoismi incistati o sofisticherie che proteggono,su abitudini malsane nelle quali il respiro riesce a ritrovarsi,su schemi o timori o inseguimenti o manie o ideali nei quali l'infelicità può anche leggersi accanto alle sue muse inquiete,ma senza le quali nulla che sospinga un destino potrebbe davvero alzarsi dai cieli del normale e farsi per una volta felicità sfracellata...ma felicità, questo è l'incanto.Non si vince mai tanto,si salva solo chi sa perdere meglio,e vuoi mettere anche una sola di queste esistenze nel bagaglio umano di un lettore vissuto per spolverare di salvezza questa grigiastra ciurma di giornate terrene? E' tutta qui la ricchezza del libro,vero ritratto dell'insano elevato a squisito,vero accidente trasformato in scoperta,vera abiezione che sente e tocca la santità.I seriosi ruzzoloni di Keaton,le prodezze di Salgari e del suo genio tragico,i mostri di Lovecraft e l'ineguagliata eleganza di Cary Grant,fino ai paradisi interiori più disastrati e magnifici che si aprono nella lettura come epifanie istintive.Dirigibili ed erotismo mescolati al suono di risate uguali ad aureole, battaglie identiche a silenzi,sfide impossibili sorelle di frane senza ritorno."Datemi un uomo normale ed io lo guarirò" scriveva Carl Gustav Jung.Ecco,qui non ce ne sarebbe stato bisogno;tale e tanta è la mole di bislaccheria e di meraviglia che agita queste pagine che le si può solo amare e inseguire e invidiare più e meglio di tanta originalità fittizia che non sorprende per niente.Gli eccentrici sono questo:lo sputo nel serbatoio che mette in moto l'aereo dell'idea.
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