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scheda di Nobile, M., L'Indice 1997, n. 7
Il testo di Cillario, ingegnere e critico dell'economia politica, si sviluppa come un'articolata riflessione sulle conseguenze complessive del salto di qualità del capitalismo quando esso assume, attraverso i modi postfordisti di organizzazione del lavoro e la centralità del trattamento delle informazioni e della comunicazione, la forma del "capitale cognitivo", del "valore prodotto dal lavoro che innova i propri metodi di produzione". Partendo dall'analisi dei nuovi processi di lavoro e di valorizzazione del capitale la riflessione si allarga per cogliere la complessità delle trasformazioni in corso nella struttura politica (nella seconda parte sulla "spettralità" della democrazia liberale), nei rapporti tra paesi a capitalismo avanzato e i paesi sottosviluppati (parte terza), nella contraddittoria fisionomia del "nuovo ordine internazionale" (parte quarta). La tesi centrale di Cillario è che i nuovi processi di lavoro capitalistici impongono al lavoro produttivo il carattere della "riflessività": il lavoratore invece di essere un mero esecutore (come nella fase taylorista-fordista) deve riflettere sull'organizzazione procedurale del proprio lavoro e sui metodi di organizzazione al fine di innovarli creativamente. Questo tipo di "lavoro cognitivo" e "riflessivo" non porta solo a incrementi di produttività del capitale, non genera solo nuova conoscenza accumulabile e valorizzabile, ma trasforma la stessa soggettività. La divisione del lavoro viene interiorizzata dal soggetto: insieme alla riflessività la dissociazione psichica, che comporta la disarticolazione della mente, è l'altro fondamentale operatore della contemporanea produzione cognitiva. La struttura cognitiva e mentale dell'individuo diventa una fabbrica e la fabbrica "una gigantesca fabbrica di menti". Su questa base è possibile una teoria del senso-valore e del modo in cui, attraverso la modificazione degli assetti procedurali dell'organizzazione del lavoro, la creatività coatta e le scissioni del lavoro mentale, è possibile per il capitale estrarre un pluslavoro cognitivo. Rispetto ad altri studi sul postfordismo quello di Cillario è più equilibrato nell'articolazione del rapporto fra aspetti di continuità e di discontinuità del capitalismo. Il capitale cognitivo è infatti una delle metamorfosi del ciclo del capitale che non elimina le sue forme precedenti. Considerazione, quest'ultima, che risulta importante per l'analisi della struttura dell'economia mondiale: in questa sussistono contemporaneamente stadi diversi del capitalismo. Nei paesi periferici migrano le forme superate del capitalismo dando luogo al sottosviluppo delle funzioni innovative, complementare alla "iper-creatività alienata e coatta". Questione che resta aperta è la portata reale e la diffusione del "capitalismo cognitivo" analizzato da Cillario, della misura in cui esso possa dominare la generalità dei processi di lavoro nei paesi a capitalismo avanzato e, specialmente, i loro ultimi gradini.
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