Anche gli economisti ricercano la felicità. In questo libro, il paradigma di homo oeconomicus, con preferenze date che massimizza il proprio benessere monetario alla base delle teorie economiche più accreditate negli ultimi decenni, lascia il posto a un nuovo modello umano più vicino all'aristotelico zōon politikon e coerente con la complessità del reale. Se il Pil tralascia fondamentali aspetti di benessere, cosa rende l'uomo e la donna più o meno felici? In che modo la politica può intervenire in quest'ambito? Sono queste le due macro-domande cui il libro tenta di rispondere sintetizzando in modo divulgativo, ma non per questo meno scientifico, i risultati delle indagini empiriche sulle determinanti della felicità degli individui. Tra i fattori correlati con un'alta soddisfazione di vita, oltre al reddito che solo parzialmente coglie la complessa sfera del benessere individuale, vi sono la capacità di autodeterminazione, la libertà di partecipazione politica attraverso la democrazia diretta in un sistema federale, il lavoro autonomo, il matrimonio, l'utilità derivante non dal mero raggiungimento del risultato ma dal processo che lo ha generato, le relazioni e il volontariato. Tra quelli correlati con una bassa soddisfazione di vita, ad esempio, vi sono il divorzio, la disoccupazione e l'inflazione. Tenendo in conto le preferenze e le norme sociali, la capacità di adattamento e di imitazione e il contesto di vita degli individui, la politica non è il "dittatore benevolo" che massimizza la felicità sociale come output finale, ma è partecipazione dei cittadini nel plasmare istituzioni attraverso cui esercitare la libertà di raggiungere la felicità secondo i propri gusti. Un libro importante per ridare credito all'economia come scienza sociale basata su una concezione non riduzionistica dell'uomo e della donna. Pierluigi Conzo
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