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Il libro presenta una cinquantina di poesie in quartine, tutte rivolte a un “tu” in forma di invito, augurio o preghiera conformemente alla struttura del Sutra, secondo la tradizione vedica indiana. Versi sapienziali, quindi, indicazioni etiche miranti a conseguire la purezza e la pace interiore attraverso una condotta consapevole, e sentimenti di accoglienza nei riguardi di ciò che accade. Ma anche considerazioni malinconiche sulla fugacità del tempo, sulla corruzione della società contemporanea, sulla fragilità di ogni sentimento umano, sulla consolazione offerta dalla bellezza intuita in rare, miracolose epifanie. Ogni quartina si apre con le stesse parole “You come”, che la curatrice Filomena Ciavarella traduce con “Tu che vieni”: un appello che è insieme sollecitazione e consiglio, implorazione e avvertimento, rivolto a una presenza amicale, filiale o fraterna, o al destinatario immaginato nel titolo, il poeta di un domani ipotetico, più minaccioso che benevolo. Com’è infatti il secolo futuro ipotizzato da Nguyen Chí Trung? Di arroganza, di vagabondaggio, caotico, traboccante di Sesso, senz’Anima, senza Padre, di Niente, degli inganni e dei disastri., abbandonato. I “versi dolenti” dello scrittore vietnamita, “tristi per il nulla”, diffidano anche dell’amore, per cui l’unica raccomandazione da seguire consiste nel vivere il momento presente, senza pretendere risposte ai quesiti eterni e tormentanti: “Parlare del futuro, cosa importa! / Affidare sé stesso a qualcuno? Non consegnarti a nessuno”. Poiché “Vivere è mantenere il proprio cuore”, nemmeno la poesia, oggi praticata da una cricca di versificatori “concentrata solo sulla fama”, e nemmeno la natura, con la luna pietrificata e una vegetazione sconfitta dall’incuria e dall’abuso, possono assicurare salvezza.
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