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Elie Halévy e l'era delle tirannie
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2001
1 febbraio 2001
446 p.
9788872849835

Voce della critica

Griffo e Quagliariello hanno raccolto gli atti del convegno di studi tenutosi in occasione della prima edizione italiana de L'ère des tirannies (cfr. "L'Indice", 1999, n. 5). Si registra così, anche nel nostro paese, la nascita di un inedito interesse per la figura di Halévy e per la sua opera di storico delle idee. E si offre al lettore italiano un profilo articolato della figura e dell'opera di Halévy. Si viene a conoscenza della sua particolare formazione giovanile, dal carattere prevalentemente filosofico, nonché della rete di relazioni intellettuali creatasi negli anni dellÆaffaire Dreyfus. Il perno di tale rete divenne la "Revue de métaphisique et de morale", la rivista fondata da Halévy insieme a Xavier Léon, e destinata ad avere grande importanza nel rinnovamento della filosofia francese. Saranno invece, in un secondo momento, gli studi sull'utilitarismo inglese e la preparazione del corso annuale all'École libre des Sciences Politiques a spingere Halévy verso la storia, inducendolo a eleggere quale oggetto principe della propria ricerca l'Ottocento inglese. È la svolta decisiva per il suo itinerario intellettuale, ma non è un tradimento degli originari interessi speculativi. Al centro della sua riflessione rimangono infatti le idee di cui Halévy intende ora rintracciare la formazione e gli esiti paradossali nella concretezza dei fatti, nell'evoluzione della società e delle istituzioni. Così, la poderosa ancorché incompiuta Histoire du peuple anglais non nasconde altro che un'ininterrotta riflessione sul liberalismo, di cui l'Inghilterra sembra serbare il segreto. Le si affianca precocemente un'altrettanto incessante indagine sul socialismo, che del pensiero liberale è al tempo stesso lo specchio e la negazione. Del resto, per Halévy fare storia era anche il modo più congruo di adempiere a quello che negli anni del suo impegno dreyfusardo aveva giudicato essere il dovere dell'intellettuale "democratico": conservare l'autonomia di giudizio per difendere la libertà di pensiero. Una volontà di testimoniare la verità che rimase, anche nell'"era delle tirannie", la stella polare della sua riflessione storica e politica. Oltre a ricostruire le relazioni dello storico francese con alcuni ambienti dell'antifascismo italiano - è nota la frequentazione di Gaetano Salvemini e soprattutto l'amicizia con Carlo Rosselli - i saggi qui proposti indagano utilmente la seppur tenue presenza del pensiero di Halévy in ambito italiano. Si ipotizzano così alcune possibili affinità elettive con personalità intellettuali, quali Guido De Ruggiero e Bendetto Croce, pur distanti dallo storico francese per indirizzo filosofico e storiografico.

Cesare Panizza

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