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Siamo in tanti ad avere sperimentato, direttamente o indirettamente, la tensione tra persona ed istituzione, sia questa una di quelle ecclesiali o una delle tante nel mondo lavorativo, sociale, politico o del volontariato. E’ molto interessante che l’autore, professore di economia politica, sia arrivato a dare uno sguardo a tale conflittualità nelle sue componenti starei per dire universali, anche se sono consapevole della mia non vasta conoscenza delle coordinate geografiche, ma un complesso di letture mi suggerisce che sa raccogliere tante osservazioni che risalgono ai padri fondatori della vita eremitica e monastica, anche se oggi riprese e sviluppate dalle scienze umane. Siamo di fronte a una serie di osservazioni semplici e profonde che diventano grossi interrogativi sulla crescita nel cammino della propria vita e sulla maturità della fede, che diventano stimolo alla fedeltà ai doni ricevuti in modo creativo. Al centro del suo pensare sono sempre la persona e le relazioni umane e questo dà alle riflessioni una forte carica di attualità in tempo di crisi. I riferimenti ai personaggi biblici sono rimandi all’umano di sempre e non escludenti: vocazione (in senso lato), resistenze, prove, forme dell’amore, fecondità, fedeltà, futuro, sono temi per la vita di ognuno e di tutti. Solo la fioritura umana dei singoli prepara una umanità migliore e quindi riempie di senso e vita le organizzazioni e le istituzioni, ma tale fioritura richiede non solo autocritica ma un camminare in libertà “a caro prezzo”, spezzando legami che si traducano in appiattimento e chiusure. Alcuni aspetti del libro sono approfonditi in altri testi dell’autore. Faccio solo qualche esempio: il capitoletto “Eros, philia , agape” rimanda a “La ferita dell’altro – economia e relazioni umane”; il tema del profeta a “Dialoghi della notte e dell’aurora- una rilettura di Isaia”; la attualizzazione del tema continua sugli articoli domenicali di Avvenire “eccedenze e disallineamenti”.
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