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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2008
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Beppino Englaro chiede il silenzio sulla vicenda di Eluana, però non rinuncia a pubblicare le sue personali valutazioni sul caso stesso per i tipi di un editrice non certo tra le minori. E questo dopo aver portato avanti, con tenacia e impegno decisamente degni di miglior causa, una battaglia oggettivamente orientata alla morte, con tutto il bagaglio di tristezza e rimorsi che inevitabilmente (se la coscienza non è ancora del tutto intorpidita) questa "battaglia di civiltà" gli lascerà appresso. Allora non si pretenda che anche gli altri possano esprimere i propri giudizi, perchè il "caso Eluana" non ha una valenza individuale, sentimentale. Con esssa, infatti, è stato aperto un varco nell'ordinamento italiano all'eutanasia, delitto contro la vita, e senza nemmeno sobbarcarsi la fatica di emanare una legge: tutto con provvedimenti a metà tra il giurisdizionale e l'amministrativo, ottenuti grazie al gratuito patrocinio di legali che poi hanno anche pensato di dover festeggiare la bella intrapresa con una sontuosa cena a metà strada fra i banchetti funebri napoletani e la "messa laica" che celebra la morte e non la vita, come invece accade per la vera Messa.
Commosso, non posso non scrivere un commento dopo aver letto questo libro, profondamente umano e civile, per esprimere la mia ammirazione e la mia solidarietà ai coniugi Englaro per l'amore che nutrono verso la loro sfortunata figlia, rispettandone la volontà. Si ama solo rispettando la volontà dell'amato. Solo la sua volontà. Volessi fare battute provocatorie, direi che i coniugi Englaro meritano il rispetto anzituttto di Madre Natura, e non cito Profeti o illusri personalità (detto da persona parecchio religiosa). Io mai vorrei - e l'ho messo per iscritto - trovarmi nelle condizioni di Eluana. Mai e poi mai, per rispetto verso me stesso e i miei princìpi, verso i miei familiari e perfino verso Madre Natura. Non obbligando però nessuno a pensarla come me. Guai, altrimenti! Grazie, coniugi Englaro.
Anch'io un tempo avrei ragionato come il padre di Eluana, poi ho letto la testimonianza di Ambrogio Fogar e piano piano ho capito che anche da una situazione cosi' dolorosa e assurda le persone coinvolte possono "crescere" e maturare una convinzione opposta, quella della vita a ogni costo. Quello che è veramente difficile da accettare è la sospensione della alimentazione e idratazione, non altre terapie inutili che vorrebbero salvare a ogni costo una persona in stato vegetativo.
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