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recensione di Castelnuovo, G., L'Indice 1996, n. 5
A lungo nel dopoguerra la storia del principato sabaudo in età moderna è rimasta muta, o quasi, come se tra Amedeo VIII e il Settecento, riformatore anche in ambito subalpino, si fossero succeduti due secoli bui, o perlomeno minori. Che tale silenzio fosse conseguenza di opzioni storiografiche e non di evoluzione storica è dimostrato dalla recente rinascita degli studi sul Cinque e Seicento sabaudo, innanzitutto piemontese. Dal libro di Claudio Rosso sull'amministrazione ducale ("Una burocrazia di antico regime: i segretari di stato dei duchi di Savoia", vol. I: "1559-1637, Deputazione subalpina di storia patria", 1992), al volume della "Storia d'Italia" Utet sul Piemonte sabaudo (Pierpaolo Merlin, Claudio Rosso, Geoffrey Symcox, Giuseppe Ricuperati, "Il Piemonte sabaudo. Stato e territori in età moderna", in "Storia d'Italia" VIII, 1, 1994), fino a questo lavoro, la biografia del principe che ricostruì, alla metà del Cinquecento, il principato.
La scelta di ricerca è in questo caso quella biografica, di un Emanuele Filiberto del quale si seguono in dettaglio le vicende politiche e personali. Duca senza terre, dato che negli anni trenta gli stati sabaudi erano passati sotto controllo francese, il principe apprese i rudimenti dell'agire politico presso la corte del parente Carlo V. I primi decenni della carriera ducale rispecchiarono dunque più il profilo di un grand commis politico-militare al servizio spagnolo (fu anche governatore dei Paesi Bassi) che quello di un principe sovrano. Solo con il trattato di Cateau-Cambrésis e dopo il suo matrimonio con Margherita di Valois, nel 1559, il duca ritrovò, lentamente, il suo ducato, e Torino ne diventò, fin dal 1563, capitale.
A partire dalla classica e minuziosa descrizione di una vita di per sé mutevole, Merlin si sforza di dare maggiore profondità al suo ritratto, restituendo, tramite rinvii documentari abbondanti e precisi, il più ampio quadro politico-sociale nel quale agì il principe: guerre e diplomazia, politiche religiose (dalle prospettive controriformistiche alle crociate contro i valdesi) e scelte amministrative (in primis il riordino della giustizia e delle finanze) sono così tratteggiate con un accento soprattutto piemontese, dato che il duca poco frequentava le sue terre transalpine. Una biografia dunque anche familiare e politica, che permette di capire meglio le ragioni del successo di un principato cinquecentesco a cavallo delle Alpi, anche se la scelta stessa del tema confina in sottofondo la trasformazione della società politica sabauda, ossia quelle variegate élites che accanto, grazie e tramite il principe governavano il ducato.
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