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Serie di articoli, riflessioni, minisaggi che vanno dal 1962 al 1967. Oltre ad autori da noi poco noti, come Sebastian Bondy, sul quale si dilunga assai, Vargas Loosa scrive (con la sua incantevole penna), tra le altre cose, del periodo londinese della famiglia Marx, sostiene la lotta armata, depreca l’impalpabile vita culturale peruviana, ancor più deprecabile stato perché scientemente voluto dalla minoranza elitaria in regime oligarchico, ammira la spontaneità dell’ordine sociale della rivoluzione castrista, rivaluta la politica di De Gaulle, e permette la scoperta anche a chi, come lo scrivente, non la conosceva, di Violette Leduc. Ma forse le parti che restano più impresse sono quelle viscerali dedicate al “mestiere” di scrittore affrontando le quali analizza l’analoga passione di Hemingway. Questo è il primo della serie di quattro volumi denominata Contro vento e marea, e se l’inizio è questo…
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