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FARIAS, DOMENICO, L'ermeneutica dell'ovvio
FARIAS, DOMENICO, Interpretazione e logica
scheda di Griffero, T., L'Indice 1991, n. 2
Se l'interpretazione strettamente intesa non è, a differenza di quella, per così dire fisiologica, una comprensione immediata o intuitiva ma un processo anche argomentativo, la discorsività di cui essa è intessuta va esaminata a fondo e al di là della tanto diffusa enfasi antilogicistica di molta ermeneutica d'impronta sbrigativamente speculativa. Questa la tesi dì primo volume di Farias dove centrale è appunto il complesso rapporto che lega l'interpretazione alla logica, l'ermeneutica alla dogmatica (specialmente giuridica e teologica). Tracciate le necessarie linee di demarcazione tra i concetti ermeneutici più generali (comprensione, interpretazione, precompressione, applicazione, formalizzazione), l'autore indaga entro quali limiti si possa considerare proficuo un uso moderato dell'interpretazione logica intesa come "riformulazione più rigorosa" e "sviluppo più consequenziale di un testo". La sezione più vasta del volume è però di carattere storico. Vi si propone una nuova periodizzazione della storia dell'ermeneutica a partire dal diverso rilievo via via accordato alla logica: dapprima considerata una provincia della logica, l'ermeneutica si è infatti resa autonoma in età romantica, e solo nel Novecento sembra nuovamente in grado di tematizzare il proprio 'côté' antipsicologistico, tipizzante e sistematico, anzi soltanto l'ermeneutica odierna sembra consapevolmente domandarsi: "che rapporto c'è tra la logica 'più naturale' immanente al testo e la stilizzazione astratta che se ne potrebbe fare?" Il secondo studio (la cui seconda parte è annunciata come di prossima pubblicazione) è invece volto a una più precisa determinazione di quei principi fondamentali e universali a cui, per troppa prossimità, finiamo, paradossalmente, per non riuscire più ad accostarci in maniera consapevole e critica. Un tentativo di esplicitazione del consaputo, un'ermeneutica dell'ovvio ma non detto, allora, che esplicitamente ne rimette in discussione un luogo comune ("in claris non fit interpretatio") e si articola nell'analisi di tre problemi assai rilevanti: come riattivare il senso sedimentato nel simbolismo astratto; come esplicitare le verità più ovvie volendo tener ferma nonostante la critica sartriana alla concezione ecologica della coscienza, la husserliana riflessione trascendentale; infine, come superare gli ostacoli che l'io oppone a sé stesso e pervenire, nel senso indicato da Levinas, a un atteggiamento etico di responsabilità verso l'altro e di raccoglimento religioso dinanzi alle cose ultime.
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