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recensione di Mancia, M., L'Indice 1995, n. 1
L'interesse della psicoanalisi attuale è fortemente focalizzato sulla relazione: relazione tra paziente e analista, che riproduce, anche se con modalità non proprio isomorfiche, la più antica relazione tra il bambino e i suoi genitori; prima fra tutti la madre. Lo psicoanalista dell'infanzia opera oggi sulla base di questo modello della mente infantile che si struttura nella relazione primaria. In particolare nel trattamento di quei casi dolorosi e misteriosi che costituiscono l'autismo infantile. Il bambino artistico appare come un essere chiuso in un guscio, che non riesce a mettersi in relazione con gli altri e presenta delle difese che lo costringono a comportamenti imitativi e ripetitivi e a stereotipie che lo fanno apparire come se non avesse pensiero o avesse perduto ogni capacità di giocare e creare. Egli non parla e si esprime a volte con suoni più o meno gutturali, non disegna e sembra chiuso nel suo mondo di fantasmi persecutori.
Da molti anni ormai gli psicoanalisti hanno affrontato con successo questa difficile forma di malattia mentale cercando di costruire con il piccolo paziente una relazione affettiva sostitutiva rispetto a quella genitoriale fallimentare che ha partecipato al manifestarsi della malattia. Si crea così tra paziente e analista un clima affettivo-emotivo che favorisce una nuova esperienza relazionale e facilita lo sviluppo della simbolizzazione (come può essere visto nel gioco), fortemente alterato in questi pazienti.
Barbara Piovano ha proposto un arricchimento delle procedure terapeutiche per questi bambini. Partendo dal presupposto che la causa del disturbo è legata alle relazioni familiari, ha elaborato un modello di psicoterapia e analisi parallele del bambino e dei suoi genitori (madre o padre o coppia dei genitori). Le analisi si svolgono naturalmente in modo separato, ma un supervisore delle diverse analisi riesce a cogliere i punti di collegamento e di reciproca influenza tra la struttura e il funzionamento mentale dei genitori e la particolare organizzazione psichica del bambino autistico. Questo modello terapeutico dà inoltre la possibilità di valutare l'effetto traumatico che la mente inconscia della madre ha avuto sul suo bambino, e viceversa l'effetto che il funzionamento arcaico e patologico di quest'ultimo può avere sulla psiche del genitore, nel senso di attivare in lui aree di sofferenza mentale nascoste e silenti.
Questa tecnica di approccio alla patologia autistica, anche se ovviamente impegnativa sul piano economico familiare, si è rivelata molto vantaggiosa perché ha permesso di allargare la comprensione di ciascun caso, approfondendo il contributo che la realtà materiale dà alla realtà psichica, e di conoscere le modalità con cui sono elaborati gli eventi interpersonali reali, in particolare quelli che definiscono il ruolo della personalità dei genitori nella genesi del disturbo mentale del bambino. Nel corso di queste analisi parallele è anche possibile conoscere le dinamiche inconsce dei genitori e del bambino che si evidenziano nella loro interazione e cogliere le loro possibili trasformazioni nel corso del doppio e simultaneo processo terapeutico.
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