La Lettera ai Galati è un documento eccezionale del Nuovo Testamento: è stata scritta da Paolo in un momento di grande angoscia, perché una comunità fervorosa di ebrei e pagani, che aveva fondato e a cui era rimasto affezionatissimo, si trovava pervertita a causa dei «giudaizzanti». Costoro avevano accolto la fede in Cristo, ma non avevano abbandonato l'osservanza della Legge mosaica quale condizione irrinunciabile per la salvezza. È la Legge, non Cristo, che salva. Si tratta della prima riflessione storica su una questione di vita o di morte per la Chiesa nascente: qual è l'essenziale per la salvezza? Bisogna diventare ebrei per essere cristiani? I giudaizzanti ritenevano la Legge una realtà insuperabile, perché dono di Dio. E c'era un precedente autorevole: Gesù era ebreo, circonciso,e osservava la Legge. Di qui il carattere di grido appassionato che porta Paolo - lui solo, non Pietro, né gli altri apostoli - ad affrontare il problema. Nel Sinodo sull'Amazzonia, papa Francesco ha fatto due accenni alla Lettera ai Galati, riflettendo sullo «straripamento» o «traboccamento» della Redenzione: «A Dio non è bastato disciplinare le cose con la Legge: è dovuto ricorrere alla Grazia, che è un traboccamento, è quel "più abbondantemente" dell'agire di Dio». È il tema della Lettera, il superamento della Legge nella fede che opera nell'amore. L'altra riflessione riguarda l'assemblea di Gerusalemme, dove si chiarisce il rapporto tra la Legge mosaica e le prescrizioni per i battezzati. Ecco quanto «è accaduto nella Chiesa di fronte al conflitto fra tradizioni giudaiche e pagane. In quel caso le questioni non vennero risolte "disciplinando" i pagani, ma la Chiesa compì un "salto qualitativo", un salto di traboccamento, aprendosi all'azione dello Spirito». In quell'assemblea lo Spirito ha determinato l'unità della Chiesa attraverso il riconoscimento della verità del Vangelo. In tal modo la prima comunità cristiana è divenuta la Chiesa «cattolica», universale.
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