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Duecentocinquanta pagine da bere tutte d'un fiato: il lettore infatti ne viene catturato sin dall'inizio, per poi essere condotto mirabilmente in una dimensione sospesa tra la cronaca vera e la fantasia. Il filo che attraversa la trama è il vuoto esistenziale dei suoi protagonisti. Uno stile narrativo veloce, asciutto, senza inutili fronzoli letterari, talvolta emotivamente intenso. Un libro che ti resta dentro.
un libro "musicale". scritto senza presunzione, ma con molta passione. bello il personaggio del giornalista d'altri tempi, bella e poetica la visione di chet baker.
finalmente un libro scritto da qualcuno la cui ambizione non è quella di diventare il nuovo camilleri italiano, ammorbandoci di conseguenza con qualche sghangherato commissario di provincia. e finalmente una storia che, pur prendendo spunto da un fatto di cronaca, lascia sciolte le briglie dell’invenzione, offrendo al lettore un caleidoscopio di personaggi godibilissimi e situazioni magmatiche come un pezzo jazz. e dire che, alla fine, al di là dell’omaggio al mito baker, si capisce che le sue vicende sono quasi una scusa per parlare d’altro: di sentimenti, senza per questo far trasparire stucchevoli malinconie autobiografiche, e di occasioni perdute, forse le vere protagoniste del libro come anticipato dalla dedica iniziale. con quelle tre o quattro pagine finali alle quali sorprendentemente si arriva, senza per questo scomodare camilleri, con la stessa brama con cui un lettore di gialli approda alla soluzione dell’enigma. anche se qui non c’è nessun enigma da sciogliere ma solo un incontro da compiere. e siccome capita, spesso, che un singolo incontro, per quanto breve, possa cambiare la nostra vita, quelle pagine sono destinate, questo sì, a restare nella memoria come un raro momento di poesia
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