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L'età dell'Umanesimo e del Rinascimento. Le radici italiane dell'Europa moderna - G. Mario Anselmi - copertina
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L'età dell'Umanesimo e del Rinascimento. Le radici italiane dell'Europa moderna - G. Mario Anselmi - copertina
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Descrizione


L'affermarsi della modernità in Europa ha radici e fondamenta nell'Italia umanistica e rinascimentale: un "secolo lungo" e geograficamente complesso che da Dante si può far giungere a tutto il Cinquecento e ai primi decenni del Seicento, secoli in cui i protagonisti della cultura europea direttamente si legano al nostro Rinascimento. L'autore sviluppa con incalzante argomentazione e dovizia di riferimenti questo asse interpretativo, facendo perno su figure e momenti emblematici, in certi casi ben noti - come Petrarca, Alberti o Machiavelli - in altri da riscoprire nella loro interezza; inoltre presta una particolare attenzione allo sviluppo della concezione della storia e del discorso storico come, di fatto, atti costitutivi della modernità fin dai generi letterari che ne accompagnano il sorgere, in particolare il romanzo storico. Il tutto facendo dialogare lo specifico letterario con altre arti e discipline: pittura, filosofia, storia del pensiero politico e storiografico. Le suggestioni che emergono portano il lettore nel cuore di una temperie culturale, quella umanistica e rinascimentale con la sua pluralità dinamica di statuti e frontiere, che da sempre affascina il mondo intero ed oggi influenza sempre più il dibattito contemporaneo in ogni continente.
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Dettagli

2008
18 settembre 2008
209 p., Brossura
9788843047031
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Indice

Avvertenza
Introduzione. Le ombre e i volti: la dignità del Rinascimento
1. Conoscenza storica, ermeneutica letteraria e apprendistato politico tra Umanesimo e Rinascimento
Bibliografia
2. Dante e l’interpretazione della storia
3. L’eredità di Petrarca
4. Petrarca e Cola di Rienzo tra lettere disperse e scenari romani
5. Gli umanisti e la storia
Valla e la storiografia / L’ideologia storiografica di Bruni
6. Galeotto Marzio fra Umanesimo bolognese ed europeo
L’umanesimo di Galeotto / Il De homine / Bibliografia
7. Una sponda adriatica dell’Umanesimo: la Romagna delle corti
8. Impeto della fortuna e virtù degli uomini tra Alberti e Machiavelli
9. La sfida di Machiavelli
Guerra e conflitti in Machiavelli: per una lettura dell’Arte della guerra / Machiavelli, i Borgia e le Romagne / Machiavelli, gli Orti Oricellari e la forza della giovinezza / Machiavelli tra ferinità, polemica e sarcasmo: La Mandragola e non solo / Machiavelli storico e l’insurrezione di Prato: tra narrativa e storiografia / Bibliografia
10. Francesco Guicciardini: riflessione politica, esperienza vissuta e memoria storica
11. Letteratura ed editoria nel Cinquecento: spunti per qualche riflessione
12. Letteratura e Mediterraneo: il caso esemplare della Liberata di Tasso
13. Tasso, i classici e l’Umanesimo padano
14. Il lungo Rinascimento: letteratura e istituzioni nell’età barocca

Voce della critica

I ritratti più complessi e sfumati che Anselmi disegna nel suo ultimo libro sono quello dell'umanista quattrocentesco Galeotto Marzio ("Un'erudizione sterminata, una personalità vulcanica e accattivante, i mille interessi, una schiettezza spesso incontenibile e un gusto tutto particolare per la battuta arguta") e quello dell'amatissimo Machiavelli ("la enorme potenzialità liberatoria di energie umane individuata (…) nel terreno 'duro' della politica"). Alla curiositas del primo corrisponde in certo modo la "saggezza" del secondo, poiché sono appunto questi i fondamenti della letteratura moderna.
Da un lato una ricerca "induttiva e laica", "tracimata da imprevedibili sentieri" e capace di scavalcare ogni rigida frontiera linguistica o disciplinare, la costante curiosità verso i fenomeni e le cose che si trasforma a ogni istante in pratica, governo o controllo del mondo: è lo scatto originario dell'Umanesimo, quell'energia e quella sfida perennemente sperimentale che fanno del Quattrocento italiano uno dei secoli più affascinanti della storia culturale europea. Dall'altro lato un viaggio o "apprendistato di saggezza" che organizza il sapere entro un'etica rinnovata, "con tutto il portato utopico (…) e paideutico che essa impone": un apprendistato al tempo stesso "antropologico" e "istituzionale", che lega insieme scrittura letteraria e riflessione storica, lo studio del passato a un percorso propriamente politico verso il "mondo dei fini", sotto il segno del "buon governo", di una civilitas e humanitas da affidare alle generazioni future.
È questa l'eredità, sono queste le "radici" che dall'Italia rinascimentale giungono all'Europa moderna e rendono possibile una parola come ricerca della verità nella dialettica dei conflitti: parola come dialogo e molteplicità, come ricchezza di sfumature e capacità di "guardare, dialettizzandole, alle ragioni dell'altro". È una lezione di "disciplinamento laico" che culmina nel Cinquecento con Castiglione, Guicciardini e appunto Machiavelli, ma che già Petrarca aveva genialmente proposto entro un orizzonte largo, prefigurando l'irradiamento del modello italiano nella cultura europea dei secoli successivi, fino alla grande stagione barocca. Si capisce allora perché l'autore insista a più riprese sull'idea braudeliana di "secolo lungo" che stringe in una continuità cronologica e "contiguità" generazionale l'arco che "dalla metà del Quattrocento si protrae fino agli anni Trenta del Seicento". La modernità nasce proprio da questa "lunga durata" che corrisponde anche a uno spazio geografico largo, proiettandosi sulle più innovative riflessioni storiografiche degli anni a venire.
È significativo che il discorso introduttivo di Anselmi si chiuda idealmente sul nome di Giambattista Vico, modello supremo di uno scrivere che è narrazione storiografica, proposta ermeneutica e insieme meditazione sul tempo: il Rinascimento come nucleo profondo del moderno possiede infatti una smisurata capacità d'apertura, giunge a sfiorare con il suo molteplice ventaglio la grande avventura "del romanzo storico, e più in generale della passione narrativa connessa alla storia". Curiosità e saggezza, disciplinamento e utopia, sono ancora un proponibile modello nei percorsi di formazione del futuro.
Rinaldo Rinaldi

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