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L’eterno marito riesce a unire con perfezione artistica elementi farseschi e tragici della personalità umana, sullo sfondo di una Pietroburgo fantastica ma viva. Il solito triangolo marito-moglie-amante è qui proposto in una versione inconsueta: lei ormai morta e la storia d’amore conclusa da nove anni. Tra un duello ritardato e un susseguirsi di vicende in cui difficilmente si può distinguere la vittima dal carnefice spicca la figura commovente della piccola Liza, nata nel matrimonio ma frutto della relazione illegittima, dotata di una sensibilità spesso incomprensibile agli adulti, che ama di un amore quasi isterico il padre e che di fronte alla sua crudeltà si lascia morire. Il suo destino di giovane martire mette ancora di più in rilievo la pochezza dei due rivali, che tentano di uscire dai ruoli prestabiliti, ma che tra scene di grande comicità e intensa drammaticità sono condannati a ritornare sempre al loro mediocre punto di partenza.
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Forse non all'altezza dei suoi più famosi capolavori ma probabilmente è sbagliato il confronto inquanto posto da subito e dall'autore stesso su di un altro piano. Infatti,pur non essendo brevissimo,è comunque considerato un racconto più che un romanzo. Un racconto lungo dunque,estremamente interessante perchè mette in luce le "sotterranee" (ma non troppo)componenti sadiche e soprattutto masochiste che ancora imperano nel nostro tempo e che anzi regolano sempre di più le nostre relazioni umane,le nostre più o meno consapevoli decisioni,ecc.(non è questo il luogo per aprire la voragine di questo discorso.Per chi fosse interessato consiglio René Girard). A chi ogni tanto si chiedesse perchè non c'è un nuovo Dostoevskij risponderei ciò che alla fine io stessa mi sono risposta:che non può esserci perchè il suo posto non è ancora vacante,che non ce n'è bisogno sostanzialmente perchè,se per certi aspetti sembra incredibile quanto possa cambiare oggi in soli dieci anni la società,per altri siamo ancora(per fortuna?)a cavallo tra Otto e Novecento.
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