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scheda di Carchia, G., L'Indice 1989, n. 3
Pur essendo una presenza viva e costante sulla scena filosofica europea almeno da una quindicina d'anni, a partire cioè dai saggi di "Transformation der Philosophie" del 1973, il pensiero di Karl-Otto Apel non era stato fino ad oggi, neppure in Germania, fatto oggetto di un'interpretazione tanto appassionata quanto quella che gli dedica ora, con questo volume, Stefano Petrucciani. Attenta soprattutto agli sviluppi ultimi, ancora poco noti in Italia, dell'indirizzo pragmatico-trascendentale di Apel, la monografia di Petrucciani si segnala per un duplice ordine di motivi. Innanzi tutto, essa è una ricostruzione molto accurata e minuziosa dei capisaldi di questa filosofia, ripercorsi in tre capitoli dedicati, rispettivamente, all'idea di semiotica trascendentale, all'analisi dell'etica implicita nell'argomentare e, infine, alla revisione della controversia epistemologica circa il rapporto fra spiegazione e comprensione. Per altro, la ricostruzione di Petrucciani non è meramente storiografica, ma è sorretta da una robusta intenzione teoretica. L'itinerario di Apel viene rieseguito, infatti, nell'ambito di un confronto critico serrato e polemico nei confronti delle impostazioni del neopositivismo, da un lato, e del neostoricismo, in primo luogo quello ermeneutico, dall'altro. Sulla scorta soprattutto dell'ultimo Apel, Petrucciani indirizza la sua interpretazione ad accentuare un'idea trascendentale e "forte" di ragione. Rimane così sullo sfondo l'altra dimensione, quella originaria e più decisamente "pragmatica", del pensiero di Apel, che all'eredità della retorica aveva dedicato il suo primo grande lavoro il saggio del 1963 su "L'idea di lingua nella tradizione dell'umanesimo" da Dante a Vico.
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