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Questo utile volume si concentra su cinque temi: i diritti, la democrazia, il liberalismo, il costituzionalismo e il pluralismo etico. Per menzionare alcune delle mosse concettuali compiute: la disputa sulla giuridificazione dei diritti viene risolta con una teoria dei gradi progressivi di positivizzazione; il nucleo del liberalismo la nozione di libertà come non interferenza viene distinto sia dalla libertà democratica o repubblicana intesa come autonomia, sia dal costituzionalismo liberale. Nel capitolo finale si differenziano teorie spesso confuse fra loro, come il relativismo, il pluralismo, il soggettivismo e il particolarismo. La discussione fra pluralismo e monismo, in etica e in giurisprudenza, funge da filo conduttore. La questione del conflitto (fra diritti e norme, ma anche fra dottrine e individui) e delle possibili strategie di composizione viene affrontata nei primi quattro capitoli. Il capitolo quinto fornisce la struttura teorica generale. Il maggior pregio del libro sta nel fatto che Barberis distingue sempre le teorie descrittive (empiriche e concettuali) dalle dottrine normative. L'autore mostra inoltre che le analisi descrittive non implicano quasi mai risultati normativi, ma sono compatibili con scelte di sostanza anche opposte. Barberis mantiene un atteggiamento equanime, spingendosi fino a dire che la scelta ultima fra varie posizioni è radicale: una tesi non strettamente implicata dalla distinzione fra teorie descrittive e dottrine normative. Qui emerge il suo favore nei confronti di un'impostazione pluralista. Tuttavia, ci sono ragioni conclusive di natura teorica a favore di certe teorie metaetiche o descrittive ragioni per scegliere descrizioni moniste e non pluraliste dei conflitti, ad esempio. Fare appello a ragioni del genere rende la scelta fra monismo e pluralismo non radicale, ma ponderata, e non implica nessuna confusione fra teorie descrittive e dottrine normative, contrariamente a quanto Barberis parrebbe suggerire.
Gianfranco Pellegrino
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