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scheda di Magrin, G., L'Indice 1998, n. 5
Questi due libretti gemelli uscivano nell'aprile del 1997, in piena "bagarre" italo-tedesca circa la possibilità di un ingresso italiano nel "gruppo di testa" dell'euro. Ormai un anno è trascorso, ma i due saggi in questione rimangono quantomai attuali e rispondono a un'esigenza di informazione non del tutto soddisfatta. La prospettiva da cui gli autori osservano la marcia verso l'euro è comune: l'Italia. Comune è il riconoscimento che la scommessa della moneta unica è, nel bene o nel male, "una tappa storica per l'Europa". Comune è infine l'intenzione di desumere un significato politico dell'euro dalla ricostruzione storica del processo che ha condotto fino a Maastricht. Ma qui si fermano le analogie e cominciano le differenze. Le critiche mosse da Caracciolo alla moneta unica poggiano su argomenti di carattere essenzialmente geopolitico. Il passato e il presente di Maastricht, lungi dal consolidare l'auspicabile unità europea, fomentano a suo giudizio un processo disgregatore, che ha il suo centro nell'Europa a due velocità", investe il rapporto con i paesi dell'est europeo e rischia di compromettere la solidarietà transatlantica. Il quadro a tinte fosche delineato da Caracciolo è completato da un più generale scetticismo sulla possibilità che l'euro possa essere il viatico di un'unione politica duratura. La strategia argomentativa di Letta presenta invece l'unione monetaria come il primo approdo di un coerente percorso verso l'unità, durato un quarantennio. L'originalità del percorso - prima l'economia, poi la politica - non comporta rischi secondo l'autore. Riflette piuttosto un'acquisita "simbiosi" di politica ed economia, di cui i parametri di Maastricht sono un'espressione sostanzialmente corretta e che ha già dato buona prova di sé nel risanamento economico degli ultimi anni. Il processo non va interrotto, ma semmai completato, anche attraverso un maggiore e più consapevole contributo italiano.
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