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Un buon libro; scritto bene, facile da leggere, di spessore accademico ma non necessariamente per specialisti. L'autore sceglie di concentrarsi sulla politica di difesa, sicurezza ed estera della Eu, raccontando il tema dal punto di vista storico (dal 1946) e spiegandone le cause-effetti delle decisioni prese, senza lesinare critiche per le occasioni mancate, per gli interessi dei singoli posti prima del bene collettivo, per i percorsi obbligati dal contesto internazionale senza un reale merito per i protagonisti europei. Il quadro che emerge è abbastanza sconfortante ed evidenzia come larga parte delle decisioni prese (poche concrete e moltissime "di facciata") siano in realtà state indotte dal contesto internazionale forzando i piccoli protagonisti europei ad adeguarsi. Ben spiegate le relazioni più vicine a noi (post1989 e post11/9) e come queste più i recenti allargamenti inibiscano ancora di più lo sviluppo di ciò che davvero servirebbe. Il tema di sottofondo (se l'autore l'avesse sviluppato il libro sarebbe diventato un tomo biblico) sempre presente ed un po' più rilevante negli ultimi 2 capitoli, è ovviamente quello della politica e dell'economia che dovrebbero essere condivise a livello Eu per dare valenza politica all'esercito e sostenerne lo sviluppo anche tecnologico. Politica ed economia sovranazionale sono lontanissimi, e l'Eu continua quindi ad essere ad un livello inferiore di valenza politica "e quindi"" militare, mentre il rapporto Us-Eu si configura sempre più come prevalenza militare (Us) da una parte e presunzione di avere prevalenza culturale (Eu) dall'altra. Situazione ben delineata da P.Desideri in M.Pani, Storia romana e storia moderna, Edipuglia 2005.
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