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Una lettura piacevole, volumetto ben scritto e organizzato. Pensavo di trovare più idee, riflessioni e proposte su questo magmatico mondo dei beni culturali. Insomma più creatività, come dice lo stesso titolo. Invece, molto spesso, ci si sofferma su aridi dati economici e si sintetizzano numeri e argomenti che appesantiscono la struttura del libro.
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L'Italia ha sempre guardato alla conservazione del patrimonio come a un traguardo al quale tendere con ogni risorsa pubblica (e di recente anche privata). Santagata con questo contributo ricorda che raggiungere un'eccellenza in tale specializzazione non è sufficiente a valorizzare il capitale culturale del paese. Invita a superare il modello della conservazione, sul quale è incentrato il Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004. È piuttosto la produzione quella che va sollecitata, soddisfacendo plurimi obiettivi: dall'alimentare il mercato del lavoro, all'accumulare nuovi beni, passando per la creazione di una nuova reputazione dell'Italia all'estero. L'autore suggerisce alcuni percorsi: "Se è per ora irragionevole pensare di riprodurre un singolo atto creativo, è possibile sviluppare un ambiente sociale ed educativo favorevole alla generazione di atti creativi". Con quali strumenti è presto detto: è necessario partire dalle istituzioni, che devono riconoscere nella produzione una funzione prioritaria, da troppo tempo bistrattata dal settore pubblico, ministero per i Beni e le Attività culturali in primis. Solo così potranno crearsi nuove leggi ad hoc che incentivino tutto il sistema attraverso marchi, brevetti, diritti di proprietà, riqualificazione delle accademie e molto altro ancora. Se il lavoro dell'intellettuale è sollevare delle questioni che il politico dovrà risolvere, Santagata ha centrato il suo compito, creando un filo rosso tra tutti i suoi contributi passati, rielaborandoli e dando loro una nuova forma unitaria e coerente con l'obiettivo esplicitato nel sottotitolo: ritrovare la creatività per contribuire allo sviluppo del paese. La palla ora passa alla classe politica dirigente. Sarebbe interessante sapere che cosa il ministro risponde all'economista.
Sandra Aloia
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