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All'inizio ho pensato "Ecco, ci siamo! Finalmente un libro di Dahl che mi piacerà a dismisura" e invece, come sempre, la lettura si è rivelata come un soufflé. Arzilla, passatemi il termine, all'inizio e sempre più moscia con il proseguire della narrazione. Fosse per me, smetterei proprio di leggerlo, ma alle mie figlie piace, quindi lo considero un ottimo momento per stare assieme e vado avanti, nonostante tutto. Ho adorato i quattro nonni che dormono in un letto solo e le descrizioni delle ristrettezze familiari (cavolo a cena, pranzo e colazione), mi sono piaciuti come sempre i disegni esilaranti, ma non ho amato Wonka con quel suo continuo zampettare, né le disavventure all'interno della fabbrica di cioccolato con quei dialoghi strascicati, ripetitivi e un po' forzati. L'idea di base è assolutamente buona e qua e là ci sono delle scene davvero simpatiche e originali, ma Dahl, in qualche modo, mi disturba. Nettamente superiore alla 'Magica medicina', ma 'Matilde', per adesso, continua ad essere il mio preferito. Non posso sconsigliarlo, anzi, credo che per i bambini grandi sia nel complesso molto divertente, ma di qui a definirlo un capolavoro, ce ne passa!
libro...veramente ma veramente bello.io l'o letto due volte e bè...nn parliamo del film...che dire: stratosferico e il libro nn cambia è bellissimo anche quella veramente consigliato.
Dopo aver visto il film (quello con Gene Wilder del 1971) almeno una trentina di volte, mi sono decisa a leggere il racconto. Durante la lettura si torna bambini e si sogna ad occhi aperti il fantastico mondo racchiuso nella fabbrica del Sig. Wonka sempre accompagnati da una gran voglia di cioccolato!!! Consigliato anche a chi non è più bambino anagraficamente, ma si sente ancora bambino dentro!
Recensioni
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(recensione pubblicata per l'edizione del 1988)
recensione di Denti, R., L'Indice 1989, n. 3
Ritorna in una nuova ottima traduzione, il libro più famoso di Roald Dahl: "La fabbrica di cioccolato". Il titolo ha perso il nome del protagonista indicato sull'originale, "Charlie and the chocolate factory" (ma forse è un destino di questo libro che nella prima edizione italiana della Mondadori venne chiamato "Willie Wonka e la fabbrica di cioccolato", mentre nella successiva edizione della Emme il titolo era corretto. Altre due cose inspiegabili: una sopracopertina da fare invidia alle peggiori confezioni della Barilla, un formato che viene chiamato "Superistrici", scomodo da maneggiare (mentre "Gli istrici" normali vanno benissimo), rilegato in cartone anziché in brossura con un prezzo elevato che, se avvantaggia gli incassi dell'editore, crea confusione e non favorisce la collana.
Ma Roald Dahl sopporta ben altro. "La fabbrica di cioccolato" è il libro che lo ha reso famoso non soltanto in Italia, anche perché ne è stato tratto un film, già trasmesso alcune volte in T.V. Purtroppo nella versione cinematografica manca la suggestione che Dahl è riuscito a costruire attorno alla figura di Charlie, immerso in una dimensione favolosa e surreale, onirica, alla quale i soli avvenimenti non rendono giustizia.
Infinite sono le prove alle quali è soggetto il protagonista durante lo svolgersi della narrazione nella quale risalta, con preciso rilievo, l'innocenza del bambino di fronte ad un adulto che rivela inequivocabilmente la sua pazzia. Superate tutte le difficoltà, Charlie si troverà padrone della fabbrica, ma soprattutto potrà mangiare tutta la cioccolata che desidera. Perché non è vero che il cioccolato faccia male, come dicono gli adulti, che tendono sempre a impedire che i bambini facciano ciò che a loro piace. Gran maestro nell'arte del romanzo, Dahl riesce a fondere in un raro equilibrio i suoi meriti maggiori: particolarità del linguaggio (le sue "invenzioni" riescono da sole a sostenere la pagina) e tecnica del ritmo narrativo (suspence e sorprese non mancano mai in ogni capitolo). "La fabbrica di cioccolato" è un esempio di quella misura che fa diventare un racconto destinato ai ragazzi un singolare divertimento per i lettori adulti.
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