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Fahrenheit 451 è un capolavoro di quella che Neil Gaiman nell'introduzione a questa edizione definisce "speculative fiction", un filone della fantascienza capace di illuminare non un lontano futuro, ma il nostro presente, facendosi lente di ingrandimento di ciò che siamo e quindi monito a non proseguire sulla strada che già stiamo percorrendo. Straordinario ritratto del nostro tempo benché scritto nel 1953, questo romanzo non sente i segni del tempo e come ogni classico non invecchia. "Forse i libri possono aiutarci a mettere la testa fuori dalla caverna": in un mondo come il nostro in cui la letteratura è stata estromessa per comodità, i libri sono pericolosi perché capaci di favorire il pensiero critico contro ogni omologazione e facile distrazione, perché fonte di domande più che di confortanti risposte. "Quando ci chiederanno che cosa facciamo, dobbiamo rispondere: Noi ricordiamo". Solo la memoria può essere il fondamento della comunità e di valori condivisi da trasmettere tra le generazioni, per uomini consapevoli della propria natura effimera e della propria ricchezza. Libro da leggere e da tramandare.
I libri sono caduti in disgrazia poiché altri mezzi hanno preso il sopravvento. Le persone sono diventate ostili ai libri perché si sentono inferiori di fronte a un lettore istruito; quindi, se venissero rimossi per sempre, tutti sarebbero uguali e le minoranze verrebbero rimosse. L’individualità morirebbe. Di conseguenza, quando Guy comincia a leggere, non sa più cosa fare; è stato condizionato ad agire in un certo modo, e quando la libertà si presenta, è riluttante e confuso dalla sua nuova conoscenza. È un eroe riluttante, ma comunque un eroe. Ha rubato una delle ultime copie sopravvissute della Bibbia ma non sa cosa sia. Tuttavia, un professore di un'epoca passata lo fa e quello che segue è uno dei finali più potenti e simbolici in tutta la fantascienza. Lettura obbligatoria per chiunque prenda sul serio la fantascienza e la narrativa distopica.
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