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Un piccolo ma interessante libro, che attraverso la storia della famiglia Foa racconta un pezzo fondamentale di storia d'Italia. Anna Foa appare divisa tra un suo naturale riserbo (forse di origine piemontese) a non raccontare fatti privati e il bisogno di testimoniare. Ma è difficile operare la distinzione quando i protagonisti sono Vittorio Foa, la prima moglie Lisa Giua, la seconda moglie Teresa Tatò, e amici di famiglia come Carlo Levi, Natalia Ginzburg, Leone Ginzburg, Giuseppe Di Vittorio... Molto bella è la chiusura del libro sul concetto di trasmissione della memoria. Molto interessante il legame che accomuna i protagonisti della lotta antifascista e che si mantiene per tutta la vita, tanto forte e solidale da riuscire a superare, anche in circostanze drammatiche, le divergenze critiche, ad esempio tra militanti PCI e non comunisti. Un libro che si legge in fretta, con ammirazione e anche con rimpianto di una generazione. In questo momento una rilettura più che utile. Non voglio disperare che possa gettare un piccolo seme anche tra qualche giovane...
Trovarsi in una Torino di tanti anni fa (1933), con amici antifascisti (Levi, Ginzburg, Gobetti, per dirne alcuni), vivere le loro passioni e le loro ansie. riconoscere gli indirizzi, sdegnarsi per gli arresti, gli anni di prigionia e/o di confino, oppure le fughe, i nascondigli, in una atmosfera di sospetto, il tradimento dello scrittore Pitigrilli (pseudonimo), delatore. Un ventaglio di emozioni in questo libro, con un misto di nostalgia per una città che non ho vissuto -- non ero ancora nata! -- e nello stesso tempo di gratitudine per non aver dovuto respirare la nube tossica del fascismo. A chi conosce Torino, farà certamente piacere leggere di come i torinesi abbiano"lavorato", rischiato e pagato con la vita, la loro sete per la Democrazia e la Libertà.
Una lettura emozionante: ricordi, racconti, dubbi e domande, uguali e diverse da quelle che tutti noi proviamo a farci quando riflettiamo sulle nostre origini.
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