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<p>Brossura editoriale di 231 pagine. Alcune parti con precise sottolineature e postille a matita, peraltro copia molto ben tenuta e fruibile in ogni sua parte -- Emersa da testimonianze o confessioni postume, da ricerche e studi documentari, &egrave; ormai nota la convinta adesione al fascismo di molti, autorevoli intellettuali italiani, protagonisti poi nel dopoguerra del mondo culturale democratico e progressista. Possono, oggi, a distanza di tanti anni, quelle complicit&agrave;, quelle antiche condivisioni della politica e delle parole d'ordine mussoliniane essere ancora motivate come ingenui, inconsapevoli errori di giovent&ugrave;? O sono valide, ex contrario, le reprimende polemiche contro il tradizionale trasformismo e opportunismo del ceto intellettuale italiano? L'Autore di questo libro tenta di superare l'ottica moralistica dell'uno e dell'altro approccio. rileggendo, fuori dalle strumentalizzazioni come da ogni volont&agrave; colpevolizzante, la parabola culturale e ideologica di Vittorini, Pratolini, Bilenchi e degli altri cosiddetti "fascisti di sinistra" sotto il segno della continuit&agrave; e non della rottura tra la prima fase fascista e la successiva militanza comunista. Piuttosto che frutto di un equivoco, del resto, il loro rapporto col fascismo si aliment&ograve; della presenza mediatrice di una fede rivoluzionaria assurta a ideale palingenetico, di un credo assoluto ai miti dell'antiborghesismo e dell'anticapitalismo, nel nome della lotta per la giustizia sociale e per una nuova civilt&agrave; spirituale: tutti elementi distinti ma coesi nel sogno utopistico generazionale di un fascismo non gi&agrave; di destra o di sinistra, quanto piuttosto "sintetico", terreno di incontro, cio&egrave;, di valori e tendente spesso opposti e contrastanti.&nbsp;</p>.
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L'autore, docente di Lettere e giornalista culturale, sembra decisamente prendere sul serio le "tirate" anticapitaliste di Mussolini e giustifica così il fatto che tanti intellettuali, poi passati al socialismo e al comunismo, siano stati fascisti. Poveri i suoi studenti e poveri i suoi lettori del "Giornale" di Berlusconi. Chissà, magari tra 70 anni ci sarà chi scriverà che i redattori del "Giornale" servivano Berlusconi perché convinti che fosse un nemico del capitalismo. Per capire quanto poco valessero le parole d'ordine anticapitaliste del Fascismo e del Nazionalsocialismo, basta leggersi qualsiasi manuale serio di Storia per i Licei.
L'adesione al fascismo di molti scrittori, diventati poi comunisti (da Vittorini a Pratolini a Bilenchi ecc.), è stata finora giustificata e spiegata in termini moralistici e comunque inadeguati ad una reale e demistificante comprensione di quel periodo storico. Da appassionata dell'argomento, credo che questo libro copra un vuoto imbarazzante nella nostra ricerca storiografica e letteraria, mostrandoci una faccia inedita della cultura degli anni Trenta e dei suoi importanti protagonisti.
Recensioni
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scheda di Novelli, M. L'Indice del 2000, n. 07
Il nodo cruciale della migrazione di molti giovani intellettuali fascisti verso il fronte comunista Š stato sciolto pi— volte, e in diversi modi. Il saggio di Iannaccone, giovane studioso irpino, appoggia la tesi della continuit…: dietro il mutato atteggiamento dei vari Pratolini, Bilenchi, Vittorini non ci fu affatto furbo opportunismo; il loro fascismo non va letto come un errore di giovent—; quanto ne segu nel dopoguerra non fu altro che il logico sviluppo di un coerente sistema ideologico. Un sistema, questo, ben a fuoco gi… nei primi anni trenta sull'"Universale" di Berto Ricci, e incardinato in sostanza sulla fede nell'esperimento corporativo, nella missione sociale del letterato e nel carattere rivoluzionario di un fascismo populista e anticapitalista. La "borghesit…", odiato campione della quale Š l'ebreo, viene per• individuata su un piano puramente morale, in relazione a dei valori, e non gi… in base a parametri socioeconomici. Proprio il diffuso afflato spiritualista, convergente per di pi— con vistose propensioni autoritarie e imperialiste, secondo Iannaccone incrina alla base la formula - "fascismo di sinistra" - in cui si Š soliti rapprendere questa temperie. Si tratterebbe invece di un fascismo "sintetico", Mecca utopica dei fedeli in una "terza via" littoria: n‚ parlamentare, n‚ bolscevica.
Mauro Novelli
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