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Dopo avere ripercorso brevemente i presupposti filosofici del costituzionalismo, soffermandosi in particolare sulla questione della "rigidità" delle costituzioni formali, Tania Groppi introduce il problema della "revisione". Ne chiarisce diversi aspetti, fra i quali è di importanza fondamentale la relazione tra le formule di revisione e i soggetti all'origine dell'ordinamento. La costituzione formale, invero, tende a "stabilizzare" i valori delle forze politiche che la producono. Viene così introdotto il tema centrale del volume: i meccanismi di revisione nelle "costituzioni federali". Riprendendo le parole di Carl Friedrich, il federalismo rappresenta una "forma territoriale di divisione dei poteri". Il patto (foedus) viene stipulato tra comunità di individui territorialmente definite. L'autrice ripercorre a tale proposito l'origine degli ordinamenti federali di Stati Uniti, Canada e Australia. Ordinamenti concepiti, appunto, come "patti" tra comunità territoriali. Le formule di revisione costituzionale in questi casi devono tenere conto delle esigenze delle diverse comunità, ma proprio per tale ragione mostrano un grave limite nell'affrontare il pluralismo. Le frontiere politiche, infatti, non corrispondono alle "linee di demarcazione tra i vari gruppi economici, religiosi, sociali, linguistici ed etnici". Il federalismo diventa di conseguenza "nemico" di tutte quelle differenze che, nella società pluralista, non hanno base territoriale. Sapere accogliere le nuove istanze del pluralismo si rivela, dunque, "la sfida che attende oggi gli ordinamenti politicamente decentrati".
Giovanni Borgognone
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