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Tra le immagini del primo Rinascimento a cui siamo più affezionati c'è sicuramente quella del "mito di Urbino": il borgo appenninico trasformato in città, sede di una corte splendida e raffinatissima, intorno a un principe saggio e sapiente, amante della pace ma valoroso e invincibile condottiero, e splendido protettore delle arti e della cultura. Un quadro sicuramente costruito dal duca in persona, Federico da Montefeltro, e consacrato in antico dal Cortegiano di Baldassar Castiglione (1528) e nella storiografia moderna dalla Civiltà del Rinascimento in Italia di Burckhardt (1860). Tuttavia, un quadro troppo bello per essere vero. Il presente libro, scritto a quattro mani da due studiosi svizzeri, uno storico e uno storico dell'arte. si propone di restituire concretezza storica a quell'immagine idealizzata, sfrondandola dei toni apologetici e restituendo Federico, guerriero non sempre invitto, governante non alieno da intrighi e tradimenti, mecenate non sempre disinteressato, alla realtà storica. Possiamo dire che l'impresa è riuscita, in un libro di corretta divulgazione, ben documentato e molto leggibile (il merito va anche alla traduzione, davvero elegante, di Sylvie Accornero): forse è più riuscita la parte storica rispetto a quella artistica (nonostante le buone pagine sul Palazzo Ducale di Urbino), un po' appesantita dalla lettura iconologica della Flagellazione di Piero della Francesca, già proposta da Tönnesmann in un fortunato libro, interessante e discutibile come tutte le operazioni del genere (ma si può davero affermare che "il migliore conoscitore dell'arte di Piero" sia Eugenio Battisti?). Impossibile seguire le vicissitudini di Federico da Montefeltro in questo spazio: basti qui ribadire che siamo di fronte a un buon libro di sintesi, utile per chi voglia avvicinarsi a questa comunque grande figura della storia italiana del XV secolo, presentata in modo attendibile e informato. Edoardo Villata
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