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Dopo “ Zuleika apre gli occhi “ un altro ottimo romanzo di Guzel’ Jachina che ripercorre una quasi sconosciuta parte della storia russa, la vita delle colonie tedesche nelle steppe russe di popolazioni chiamate dalla zarina Caterina a ripopolarle all’ inizio dell’800. Una narrazione avvincente con personaggi quasi fiabeschi, ma sempre ricchi di umanità.
Ecco un magnifico romanzo russo che riecheggia capolavori del passato, l'epopea di uomo che si inventa un'esistenza tutta sua, appartata vicino a un promontorio sperduto sul Volga, ma la Storia passerà anche da lì. Ambientato lungo un'arco di oltre vent'anni, da prima della Rivoluzione d'ottobre al 1938, ha la capacità dei grandi romanzi di mescolare storie piccolissime e Grande Storia, con una stupefacente attenzione per gli ultimi, quelli che non fanno notizia, in una narrazione spettacolare e commovente.
La neonata Unione Sovietica passa dalle piazze, teatro dei comizi dell'empatico fondatore, alla torre d'avorio del sospettoso successore. È questo lo scenario su cui Guzel' Jachina imbastisce la sua fiaba: un ordito fantastico intrecciato sullo sfondo di uno dei periodi più bui dell'URSS. La natura la fa da padrona con i suoi rumori e colori, mentre il protagonista, tale Bach (maestro di scuola dell' allora RSSA dei Tedeschi) ai "vecchioni" di Svevo fa un baffo. Tranne che in quell'onirica traversata del Volga ( signore assoluto che tutto domina e tutto nasconde) in cui compie un' impresa da semidio tra lo scempio di deportazioni ed esecuzioni di interi popoli perpetrate dal despota. Il tomo è eccessivamente corposo e ridondante di descrizioni di personaggi e oggetti, tanto da provocare, a tratti, "vertigine della lista", sindrome di echiana memoria. Con questo non voglio svilire l'opera e apparire irriverente nei confronti di giudizi che hanno paragonato il testo ai grandi romanzi russi dei secoli scorsi. L' autrice ce la mette tutta nella scelta delle parole giuste per evocare nel lettore la sensazione di essere parte viva del racconto, rivelando oltremodo la sua esperienza in campo cinematografico. Tuttavia, se si escludono i capitoli che riguardano episodi della vita del tiranno, la narrazione risulta piuttosto lenta e noiosa.
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