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Non nascondo di aver fatto un po' fatica a concludere la lettura, se non altro per la sua stessa natura. Effettivamente, I figli della schifosa (titolo che, come ho scoperto, è ispirato ad un modo di dire romagnolo che indicherebbe qualcuno non propriamente baciato dalla buona sorte) non è un fumetto vero e proprio, quanto piuttosto un'antologia di brevi storie autoconclusive e monopagina. Si tratta della raccolta di alcune piccole trame a suo tempo pubblicate sulla rivista satirica Il Vernacoliere, realizzate dall'autore toscano Alberto Pagliaro. Come detto poc'anzi, ogni storia nasce e si conclude in una sola pagina, la struttura della gabbia è piuttosto rigida e ripetitiva, e tra un foglio e l'altro, al di là di alcuni personaggi talvolta ricorrenti, non ci sono collegamenti veri e propri, se non sul tema della resistenza e della lotta partigiana. Aspetti, questi ultimi, trattati soprattutto con un taglio tragicomico, perlopiù in dei momenti di stacco dalle violenze e dagli della guerra (con le dovute eccezioni). Pur essendoci ogni tanto degli spunti interessanti, e d'altronde le stesse intenzioni di Pagliaro sono lodevoli, francamente non ho amato molto né la volgarità, né la spiccata cadenza toscana, spesso inserite in maniera un po' gratuita e forzata nel contesto. Anche i disegni, pur avendo richiami piuttosto familiari (Gipi?), non mi hanno fatto gridare al miracolo. La copertina stessa trae un po' in inganno: non solamente nell'illustrazione delicata e poetica, ma nello stesso sottotitolo, "una storia partigiana", che lascia intendere un percorso lungo e continuativo. Considerando tutti questi presupposti, ed anche una foliazione limitata (poco più di 60 pagine), il prezzo di listino di 8,5 euro mi sembra alquanto esagerato, e non meritevole di un acquisto sulla fiducia. Alla fine non mi sento di bocciarlo, ma mi aspettavo qualcosa di meglio, o, quantomeno, di diverso.
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