Con il suo teatro William Butler Yeats centrò sicuramente l'obiettivo di contrastare l'immagine vittoriana dello "stage Irishman", ovvero la riduzione di personaggi irlandesi a ridicole macchiette. L'esperimento, iniziato nel 1897 a Dublino, di un teatro letterario pensato assieme ad altri due membri dell'Ascendancy anglo-irlandese, Lady Gregory ed Edward Martin, fu una sorta di rivoluzione culturale. La (ri)costruzione dell'identità nazionale irlandese sarebbe dovuta partire da un'idea di teatro in aperto contrasto con le messe in scena commerciali e di massa dell'epoca. Le "parole" usate dai personaggi creati dai Celtic Revivalists avrebbero avuto l'aura delle saghe nordiche.
La proposta di Marsilio di quest'ottima traduzione di tre testi teatrali scritti da Yeats tra il 1904 e il 1939 mette in evidenza quanto fosse innovativa la strada intrapresa dal premio Nobel irlandese e quanto è tuttora ricca d'interesse. Le pièces scelte dal curatore, Dario Calimani, colgono alcuni temi chiave della poetica di Yeats e sono centrate attorno alla figura di Cuchulain, eroe del mitico ciclo dell'Ulster, che ossessionò lo scrittore per tutta la vita, divenendo il suo alter ego poetico. A lui dedicò cinque drammi e cinque poesie fino a farne l'emblema di una sconfitta personale e nazionale.
Sulla spiaggia di Baile tratta il dramma di Cuchulain che leggenda vuole avesse ucciso in duello l'unico figlio Conleach, ignorandone l'identità. Quando il guerriero scopre la verità impazzisce e intraprende una folle lotta contro le onde dell'oceano. "La tragedia di un padre che, scrive Calimani nel figlio, uccide il proprio futuro" è anche metafora di una vocazione alla sterilità e all'autodistruzione. La morte di Cuchulain, che Yeats completò prima di morire, narra invece l'ingloriosa decapitazione dell'eroe e segna la fine dell'era "del mito e dell'eroismo, la morte di ogni sogno di ideale aristocratico e nazionalista". La terza piece, Purgatorio, del 1938, pur riprendendo il tema del figlicidio è slegata dal mito e ha un'ambientazione contemporanea con profondi risvolti politici. È un testo rappresentativo di quello che Terry Eagleton ha definito "Protestant Gothic: un mondo di decadenza, follia e micidiale disgusto, dove un passato macchiato di sangue pesa come un incubo sui viventi". In Purgatorio un venditore ambulante e il giovane figlio si fermano in una notte di luna piena di fronte alle rovine di una casa nobiliare. L'uomo dichiara che la casa è abitata dal fantasma della madre, erede della proprietà, che ne causò la distruzione sposando un garzone di stalla, alcolizzato e giocatore. Una luce si accende tra i resti di una finestra. È lo spirito della madre condannata a rivivere nel rimorso la sua appassionata prima notte di nozze. Lo spettrale suono di zoccoli annuncia l'arrivo del marito dal pub. Il vecchio è testimone del suo concepimento e in un folle tentativo di fermare il ciclo del "contagio" pugnala il figlio con lo stesso coltello che aveva usato per uccidere il padre che aveva incendiato la casa. Una pièce definita scandalosa, a-morale, pervasa di riferimenti a problematiche eugenetiche, sullo sfondo delle rovine dei fasti irripetibili della Big House.
Elisabetta d'Erme
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