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2010 - Nastri d'Argento Miglior Attore Protagonista De Sica Christian
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"Se possiamo capirci qualcosa in quello che sta succedendo" dice Laura Morante, nel film, madre del figlio più piccolo e più sprovveduto, e moglie di Christian De Sica, mega presidente e CEO del mega-gruppo Baietti, sprovveduto pure lui e strumento ricattabile del furbo direttore generale Luca Zingaretti e degli altri componenti del consiglio d'amministrazione. Deve essere un quadro, quello di Pupi Avati, che rappresenta la nostra società oggi: c'è chi trama continuamente tra politica, affari, evasione fiscale e bella vita, di quelle scintillanti, che non sono così lustre come sembra. Per associazione di idee fa pensare a "La Nostra Vita" e a quella canzone di Elio e le storie tese, sulle cose abusive dove galleggia una parte della nostra società, "la gente guapa". Si confrontano, nel film come nella vita reale, due gruppi di persone: quelle che vivono di cose semplici, di cultura (magari di film), di affetti, che sognano una vita appena migliore e quelle che invece si nutrono di mai soddisfatta avidità o di scalate sociali, che ad una mossa legale o illegale contrappongono sempre un'altra mossa, come dice il "direttore generale" Zingaretti. Alla fine il regista sembra mostrare che la seconda categoria soccombe alla giustizia ed è beneaugurante, ma sarebbe troppo bello. Infatti stiamo ancora cercando di capirci qualcosa. Da ultimo: nei film di Avati sono immancabili il carattere cinico e quello dabbene, è cinica la vita stessa come in "Regalo di Natale", ma quello era acqua fresca, un peccato veniale, questo è una tragica farsa; bene De Sica in un ruolo di perdente e non volgarmente comico-godereccio come le varie "Vacanze di Natale", così onora meglio il suo grande padre. Film forse non dei più belli di Avati comunque un buon lavoro ed anche godibile.
Voto medio per un film medio(cre). La storia di per sè è toccante perchè molto realistica, drammaticamente coinvolgente ma esasperata fin quasi all'assurdo.. e poi la performance di alcuni 'attori' lascia davvero a desiderare.
La sistematicità con cui Pupi Avati gira schifezze ha del diabolico: un filmaccio ogni anno che dio manda in terra. Le storielle sono sempre esiline, gli attori sempre bolliti, la regia è sempre piatta e televisiva, gli incassi sempre miserelli, ma Pupi non demorde, tanto pagano Rai Cinema e il Ministero. Andiamo avanti così, facciamoci del male.
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