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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 1995
«Appena presi a leggere il romanzo pensai subito: È intraducibile!... ma il libro cercava di coinvolgermi... mi tirava per il lembo della giacca, mi chiedeva di non abbandonarlo alla sua sorte, e nello stesso tempo mi lanciava una sfida» – Italo Calvino
«Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d'Auge salí in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all'orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevan calvadòs...»
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Volume di non facile lettura, di cui sopra si è già detto quasi tutto. Va letto e meditato con attenzione, per capirne il significato profondo. Il linguaggio è stralunato e stravagante, e anche un po’ straripante, quasi sacripante. Ci sono cavalli parlanti (uno dei due, Demostene, è chiamato a volte Demo e a volte Sten), forse più assennati dei personaggi umani. Tra gli umani spicca anche Onesiforo Biroton, prete del clero d’assalto e il diacono Riphinte. Già nelle prime pagine (p. 9) si ha un assaggio del linguaggio: “I Celti con aria gallicana, i Romani con aria cesarea, gi Unni con aria univoca, i Franchi con aria sorniona, i Vandali con aria vigile e urbana. I Normanni bevevan Calvadòs”. Già qui si sente l’ironia: che i Vandali ostentino aria vigile e urbana è pura esagerazione. Qua e là battute mordenti: “il diavolo fa le pentole … ma non i Copernichi; il sole gira attorno alla terra” (p. 115). La narrativa si svolge su due piani temporali: epoca del Duca d’Auge (tardo medioevo, primo rinascimento?) e tempo presente. Il povero Cidrolin tutti i giorni è costretto a risalire la ripa dove il suo barcone è ancorato per cancellarle scritte piene d’insulti che qualcuno si diverte a scrivere sulla staccionata a riva. E qui si scopre l’inghippo: colui che verga tali scritte nottetempo è proprio lo stesso Cidrolin, che praticamente s’insulta da solo!
Ingredienti: un duca francese a passeggio nel tempo, un barcaiolo immobile nello spazio, il continuo alternarsi dei due tra sogno e realtà, l'incontro finale dei protagonisti per amalgamare e confondere passato e futuro, storia e fantasia. Consigliato: a chi vuol camminare sull'instabile filo dell'assurdo, a chi vuol rimanere sospeso in un mondo onirico colorato da giochi di parole.
Da tempo ero indecisa su cosa leggere per cominciare a conoscere questo scrittore e mi è capitato tra le mani questo libro e non so se debba ringraziare lui o la traduzione di Calvino, di sicuro calvino ha fatto un lavoro enorme e ho avuto il piacere di leggere un libro divertente, dissacrante, per nulla leggero, nel senso che costringe il lettore ad esercitare attenzione e concentrazione, ma cavolo se ne vale la pena.
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