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Anno edizione: 2015
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Mi aspettavo molto di più. Ma forse è colpa della traduzione.
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Pubblicato nel 1933, Flush è la storia di un cane. Non un cane qualsiasi, ma il cocker spaniel di Elizabeth Barrett, una delle più amate poetesse inglesi, nata nel 1806 e morta nel 1861. Alla National Portrait Gallery di Londra si può ammirare un bel ritratto di Elizabeth Barrett: il viso incorniciato da pesanti riccioli, gli occhi grandi e brillanti, la bocca larga e sorridente non ricordano forse vagamente i bei riccioli biondi e i grandi occhi luminosi del piccolo Flush? Tra questi due esseri esiste una somiglianza e Virginia Woolf si diverte a raccontare con mano leggera e sorprendente intuizione la storia dell'uno attraverso quella dell'altra. Divisi l'una dall'altro e pur fatti tutti nel medesimo stampo, chissà se ciascuno di essi non avrebbe completato ciò che nell'altro sonnecchiava? Ma no, tra i due si stendeva il più vasto abisso che separar possa una creatura da un'altra. L'una parlava, l'altro era muto, l'una era donna, l'altro era cane. Così strettamente uniti, così immensamente divisi, si guardavano. Afflitta da una strana malattia di origine nervosa e oppressa da un padre tiranno, costretta a condurre un'esistenza da reclusa e a trovare nella poesia un sostituto della vita, Elizabeth soffre e si consuma, insieme a Flush che dimentica l'emozione di scorrazzare per le campagne dove è nato per restare al chiuso di un cupo salotto vittoriano. Ma, senza preavviso, l'avventura irrompe nella vita di Flush e della sua padrona, nei panni del giovane e impetuoso Robert Browning. La passione amorosa, la promessa di una felicità incondizionata, la fuga verso l'Italia, cambiano definitivamente il destino di tutti e due. Cane e padrona sono sepolti a Firenze, dove hanno vissuto i loro anni più belli, l'uno nel giardino di casa Guidi, l'altra nel Cimitero degli Inglesi. "Grevi riccioli pendevano lungo il volto di Madamigella Barrett, da ambe le parti; grandi occhi brillavano vivaci; una bocca larga sorrideva. Pesanti orecchie pendevano ai lati del muso di Flush; anche i suoi occhi erano grandi e vivaci; larga la sua bocca. Quei due si rassomigliavano. Mentre si guardavano ognuno sentì: Quello sono io - e ognuno sentì poi - Ma quanto diverso! Qui, il viso pallido, consunto di un'inferma segregata dall'aria libera, dalla luce, dalla libertà. Là la faccia sana e fresca di un giovane animale; piena di salute e di energia."
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