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Nel linguaggio di questo libro, la parola «moderno» non vuole significare l’assillo della moda continuamente preoccupata del proprio contenuto di originalità; ma piuttosto una particolare problematica concettuale che l’artista del nostro tempo ha dovuto imparare a dominare. Non che l’arte moderna sia meno accessibile e più problematica di quella che l’ha preceduta; il fatto è che con l’avvento del «moderno» l’arte stessa si è trasformata in un problema. Non solo si è verificato sempre più spesso, a partire dalla fine dell’Ottocento, il fenomeno dell’assenza di una committenza e l’avvento di una situazione di concorrenza alimentata continuamente dal mercato. È cambiata anche, e soprattutto, la modalità stessa con cui l’artista ha dovuto concepire il proprio lavoro. Da un lato, si è posta al centro della sua attività un’istanza etica di franchezza e di intima coerenza, dall’altro una volontà esplicita di «provocazione», di «sperimentazione», di «scandalo».In questo libro Werner Hofmann traccia un grande affresco d’insieme dell’arte contemporanea, partendo da un principio che in certo qual modo potrebbe definirsi «conservatore», giacché la problematica dell’arte contemporanea viene chiarita mediante una tessitura di nessi che arriva fino al medioevo, al rinascimento e al manierismo. In realtà, attraverso le grandi figure di Seurat e di Gauguin, di van Gogh e di Cézanne, viene analizzata l’essenza vera di un’evoluzione delle «forme simboliche» che ha radicalmente trasformato le modalità dell’espressione artistica. Scritto in uno stile chiaro e preciso, e corredato di un apparato iconografico di grande rigore funzionale, il libro di Hofmann non si propone di fornire una cronaca dettagliata degli avvenimenti dell’arte del XX secolo; il suo intento, piuttosto, è di afferrarne le linee di forza strutturali, di restituirne il senso. I tratti fondamentali qui individuati rivelano i solchi effettivi, le linee portanti su cui si è costruita la nuova «tradizione» espressiva dell’arte moderna.
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