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Una storia che include molte storie: personaggi, protagonisti che emergono, lentamente, dai ricordi e dal presente del direttore di un quotidiano locale, Antonio Sovesci. Un uomo integro, un direttore corretto verso i lettori, verso la redazione e verso l'editore. Giornalista vecchio stampo - lui - è leale anche con i protagonisti della cronaca. Non ama sbattere il mostro in prima pagina, si cura dell'etica e della morale, che spesso viene dimenticata da altri giornalisti, e vive la sua redazione come la sua vera famiglia. Il giornale, per Sovesci, è "casa". Ricorda tutti i suoi collaboratori, anche coloro che oggi lavorano altrove. Fra questi compare una donna, la quale, dopo anni, torna in città e gli chiede un'intervista. Non gli è stata indifferente. Sebbene tenda a non occupare il centro della scena, Sovesci concede l'intervista: l'autore - Remo Bassini - nelle risposte che Sovesci da alla sua interlocutrice inserisce la sua visione del giornalismo. Rapidamente, fra una domanda e una risposta, percepiamo la chiave di tutto il libro: il rispetto per chi compra il giornale, al di là della rete, la credibilità dei lettori, la fede dei redattori in lui. Almeno così ha idealizzato tutto, ma si accorge che qualcuno non è più tanto onesto con lui. Si sente tradito e cerca le ragioni supportato dall'amico maresciallo: insieme diventano degli investigatori "segreti" fino a che non scoperchiano un vaso di Pandora impensabile. C'è una lite fra uomini, di notte, in un parco. Stranamente alcuni vorrebbero coprirla finché si svela una vera e propria aggressione omofoba di cui Sovesci scrive - senza nomi, in modo vago - ma la redazione gli si rivolta contro arrabbiata e spaventata. Un'esca che lui ha voluto tendere perché ha compreso di aver perso l'autorevolezza necessaria di un capo. Si svolge tutto in 5 giorni per Sovesci che è superstizioso e crede che ogni giovedì gli accada il peggio ma, finalmente, ecco la svolta. Un gran Bassini amante del suo lavoro di giornalista.
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