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I fratelli Tanner - Robert Walser - copertina
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fratelli Tanner

Descrizione


«Corre dappertutto, felice sino alla punta dei capelli, e alla fine non diventa nulla, se non una gioia del lettore». Così Simon, protagonista dei Fratelli Tanner, viene descritto da Kafka, che ne fu uno dei primissimi e più entusiastici lettori. Simon ci appare, all’inizio, come un ultimo discendente della nobile stirpe dei «fannulloni» che, da Eichendorff in poi, hanno traversato la letteratura accompagnati dal soffio corrosivo dell’ironia romantica: cerca, trova e abbandona i lavori più vari (ma sempre anonimi e subalterni) con irresponsabile disinvoltura, si lancia in lunghe passeggiate, fantastica, si guarda intorno per le strade, scrive grandi lettere, attacca discorso, incrocia senza mai arrestarsi i suoi fratelli e tanti sconosciuti, dell’esistenza dei quali, proprio perché a nulla, o forse al Nulla, appartiene, riesce per un poco a partecipare così intimamente come neppure loro stessi saprebbero. Ma quando lo troviamo che scrive indirizzi in una copisteria per disoccupati, circondato da una schiera di rifiuti della società, riconosciamo in lui uno di quei diseredati su cui Dostoevskij fu il primo romanziere a fissare ossessivamente lo sguardo. Eppure non c’è in Simon neppure una punta del risentimento dell’«uomo del sottosuolo». Questo «disoccupato straccione» è un imprendibile spirito dell’aria, che prova meraviglia ogni mattina per l’esistenza del mondo, anzi ritiene che «si troverebbe tutto meraviglioso se si fosse capaci di sentire tutto, perché non può essere che una cosa sia meravigliosa e l’altra no».
La sua gioia è nel sentirsi «debitore» anche se non ha nulla e nulla gli viene dato. Ma proprio questo sconcertante modo di essere carica di una straordinaria intensità le sue esperienze. E quando dirà: «La lotta della povera gente per un po’ di pace, intendo la cosiddetta questione operaia», sapremo che, di là dalla loro mirabile ironia, queste parole sono fra le più dure e inappellabili che mai siano state dette contro la società. Come, all’inverso, dai discorsi della maga-direttrice di una «casa di cura per il popolo», che è insieme un luogo di ritrovo e un’immagine dell’utopia, ci renderemo conto che I fratelli Tanner non ci introduce solo, come sembrerebbe, a un «romanzo familiare» ma a una parola di cui forse credevamo di aver smarrito il significato, per l’inadeguatezza di chi la propugna e di chi la evita: fraternità.
Pubblicato nel 1907, questo primo romanzo di Walser raccoglie, come una lunga ouverture, abbandonata e felice, tutti i temi dell’opera del grande scrittore svizzero (di cui prefigura in un episodio, con cinquant’anni di anticipo, la morte in una solitaria passeggiata nella neve). La più bella definizione della sua forma rapsodica, toccata da un’impalpabile grazia, è nelle parole del poeta Morgenstern, che fra l’altro aiutò Walser a «ripulire» il manoscritto dei Fratelli Tanner: «Questo romanzo ha un qualcosa di sonnambolico, come, per così dire, si fosse scritto da sé. Per svariate ragioni, è per me una pura meraviglia, e se qui appare un genio spesso ancora immaturo e selvatico, tuttavia è un genio, cioè quel caso eccezionale e ogni volta incredibile di un uomo attraverso il quale la vita sembra scorrere come da una brocca gorgogliante».

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Dettagli

7
2001
26 settembre 2001
280 p., ill.
9788845916427

Valutazioni e recensioni

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Andrea Muratore
Recensioni: 5/5

Questo non è un libro, anche se del libro possiede tutte le forme esteriori. Qui il lettore non troverà una storia, ma un testamento minuzioso, fatto di monologhi, balbettii, soliloqui, dialoghi torrenziali e confessioni insperate. Se Robert Walser fosse stato uno scrittore, avrebbe scritto un libro normale, di quelli che si leggono e si trovano normalmente. Siccome era Robert Walser, decise di scrivere questo libro.

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Domenico
Recensioni: 4/5

Romanzo del 1907 dove è raccontata la storia del giovane Simon Tanner, della sorella Hedwig e dei suoi tre fratelli, Klaus, Emil e Kaspar. É un libro ironico e pungente che ruota attorno al fannullone Simon, assorbito dalla vita, che la ama al punto di non voler perdersi nulla di essa, anche per le piccole cose, siano esse felici o infelici. Un giovane contemplativo che si perde nei suoi sogni. Bisogna ricordare che Walser, nei suoi libri, ci parla indirettamente di sé stesso, della sua personale visione del mondo e della vita, quindi nelle sue trasposizioni letterarie occorre rammentarlo, poiché se si vuole intendere meglio questo scrittore e la sua opera, è bene leggere anche della sua vita.

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Rosario
Recensioni: 5/5

Dopo aver letto il "Jacob von Gunten", con "I Fratelli Tanner" ritorno alla bellezza dei libri di Walser. "I fratelli Tanner" è il racconto di una libertà individuale che in Simon, il protagonista del libro, trova l'espressione più pura. Una libertà che non è prerogativa di nessuna età ma di un saper affrontare la vita con leggerezza, anche nelle situazioni più difficili, a volte appositamente ricercate. Anche in questo romanzo la questione del “servo”, sebbene accennata, non viene letta come rinuncia alla propria libertà ma come paradossale espressione della stessa. Bellissima la descrizione che Walser fa di tutti i personaggi, dei luoghi da loro attraversati, delle relazioni che tra loro intrattengono, del loro rapporto con la natura e la cultura e degli accomodamenti a cui, eccetto Simon, sono costretti per non soccombere ad una possibile “mancanza ad essere”, sebbene l'impressione di una non totale presa nella realtà sembra accomunare loro tutti. Bello! Lo consiglio.

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Conosci l'autore

Robert Walser

(Biel, Berna, 1878 - Herisau, Appenzell, 1956) scrittore svizzero di lingua tedesca. Per molto tempo si guadagnò da vivere esercitando in Svizzera e in Germania i più umili mestieri (tra gli altri, quello di domestico in un castello), che tralasciava per scrivere poesie e brevi prose d’arte; ma frequentò anche ambienti artistici e letterari. A Berlino scrisse di getto tre notevolissimi romanzi autobiografici (I fratelli Tanner, Geschwister Tanner, 1907; L’assistente, Der Gehülfe, 1908; Jakob von Gunten, 1909), caratterizzati da una visione enigmatica e lenticolare del comportamento umano e dei rapporti intersoggettivi. Deluso dal mancato successo e vittima di gravi crisi depressive, tornò in Svizzera e dal 1929 visse in una clinica psichiatrica.W. fu un maestro della forma breve, del microcosmo...

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